LibertàEguale

18 anni di Libertàeguale/5: nativi democratici e riformismo pensante

 

 

In occasione dei diciott’anni di Libertà Eguale, diversi fondatori e soci storici stanno cogliendo l’occasione di raccontarci i percorsi, i contributi, le esperienze che hanno portato alla nascita dell’associazione, come luogo di costruzione di pensiero lungo e di elaborazione politica a disposizione dei riformisti italiani. Covatta ci racconta della tradizione socialista, Cominelli ricorda il lavoro seminale della rivista I Democratici, Petruccioli e Ceccanti ricostruiscono rispettivamente il ruolo dei filoni post-comunista e cattolico-democratico.

La mia è una storia diversa, per motivi anagrafici in primis: insieme ad altri, infatti, sono entrato nell’associazione da “nativo democratico”. Guidato da una visione riformista-liberal-progressista fin dagli anni dell’università (anni Duemila), delineata maggiormente anche grazie alla frequentazione degli incontri di Libertà Eguale, ho vissuto la nascita del Partito democratico (nella sua idea ispirativa, quella del Lingotto per intenderci) come il momento in cui finalmente quelli come me potevano trovare una casa politica accogliente e uno strumento potente per un’azione politica incisiva, non provenendo da precedenti esperienze organiche, ma iscrivendomi per la prima volta ad un partito politico proprio con il PD, a poche settimane dalla sua fondazione.

Anche grazie a Libertà Eguale avevo, infatti, imparato ad apprezzare (e a pretendere dal mio partito) idee come vocazione maggioritaria, cultura di governo, primato del Paese sul partito, primarie e apertura agli elettori, pragmatismo post-ideologico, europeismo. Il PD offriva finalmente la piattaforma tanto agognata, seppure fatalmente con anni di ritardo rispetto alle necessità del Paese.

Negli ultimi dieci anni – in cui non solo abbiamo continuato ad incontrarci ad Orvieto nelle nostre assemblee annuali, ma abbiamo creato occasioni di riflessione e di elaborazione politica con convegni, riviste on line (QdR-LEM), pubblicazioni – Libertà Eguale ha continuato a giocare d’anticipo, individuando prima di altri i problemi, i temi, le soluzioni, le chiavi interpretative migliori per declinare un’azione politica intelligente in un tempo di grandi incertezze e trasformazioni.

Abbiamo alternato momenti di grande successo e di peso maggiore (la fondazione del PD con la segreteria Veltroni e l’azione riformista della segreteria Renzi) a momenti meno felici e di frustrazione (segreteria Bersani), ma che si trattasse di riforme costituzionali, di pensioni o di assetti internazionali, Libertà Eguale ha continuato a rappresentare una piattaforma di analisi della complessità, di interpretazione della realtà, di elaborazione di proposte e soluzioni.

Anche a partire dalle diverse storie di ognuno di noi, dalle precedenti esperienze politiche, partitiche, istituzionali, professionali, dalle varie età (da chi ha partecipato alla fondazione delle istituzioni repubblicane al più giovane dei millenials appena affacciatosi nell’agone politico), mi piace definire Libertà Eguale un luogo di “riformismo pensante”, dove la capacità di lettura della realtà e di analisi intellettuale si sposa sempre con l’aspirazione a risolvere concretamente i problemi e con la voglia di futuro.

Di queste due (congiunte) ambizioni il nostro Paese ha oggi più bisogno che mai.