LibertàEguale

Abolire le primarie significa spezzare il mito originario del Pd

Operazioni di voto per le primarie del Partito Democratico in piazza Politeama a Palermo, 08 dicembre 2013. ANSA/RUGGERO FARKAS

di Stefano Ceccanti

Introduzione all’incontro “Per una vera fase costituente” del 22 dicembre 2022

C’è bisogno di una vera fase costituente per il Pd che aiuti anche la democrazia italiana nel suo complesso invece di una mera manutenzione dell’esistente?

La nostra riposta e sì con questi 3 criteri.

Il primo è il senso del limite: siamo nani sulle spalle dei giganti che hanno scritto i documenti fondativi. Possiamo cambiarli anche in punti delicati, come abbiamo fatto con l’articolo 9 della Costituzione, ma sapendo che noi restiamo nani e che loro erano dei giganti. Dico erano perché penso anzitutto a coloro che non ci sono più come Scoppola e Reichlin, mentre altri ci accompagnano ancora.

Il secondo è che il tutto è superiore alla parte: erano e sono giganti sulle cui spalle possiamo poggiare perché avevano capito che l’identità democratica trascende le precedenti, con le quali i riformisti erano destinati ad essere minoritari nelle loro aree di riferimento. Democratico resta la parola più comprensiva per descrivere la nostra identità, nessun’altra, sostitutiva o aggiuntiva, potrebbe descriverla meglio.

Il terzo è che, come ricorda papa Francesco, il tempo è superiore allo spazio. I processi costituenti, che si costruiscono con un nuovo, consenso hanno bisogno di non cristallizzarsi troppo rapidamente, specie se si sovrappongono all’ordinarietà di un congresso che porta con sé necessariamente conflitto e competizione.

Da qui la proposta: bene il lavoro istruttorio del Comitato che sta lavorando, bene il lavoro referente che l’Assemblea Nazionale uscente, a fine mandato, potrà sviluppare e bene ancora il lavoro deliberante che dovrà svolgere secondo noi l’Assemblea neo-eletta, scelta con le primarie aperte che son sin dall’inizio il tratto distintivo non di un nuovo partito ma di un partito di tipo nuovo come sottolineava sempre Scoppola, ma ancor più Giovanni Bianchi, un altro dei padri fondatori che ha sempre avuto una particolare sintonia con Walter Veltroni, di cui richiamo una riflessione chiave che ha svolto agli incontri riformisti.

Per Bianchi ogni partito ha un mito originario. Esso è composto da due componenti: un manifesto-appello e un piccolo gruppo di avanguardia che lo lancia e lo rivolge alla società. Il PD fa eccezione: il suo mito originario è composto diversamente: il manifesto è stato scritto dopo la sua nascita e l’avanguardia è composta da milioni di cittadini elettori che si sono mobilitati per farlo nascere, con le primarie aperte. Per questo chi vuole abolirle, spezza il mito originario e creerebbe un’altra cosa diversa dal Pd e irriconoscibile.

Si impegnino quindi in particolare i candidati, in caso di propria successo, a procedere su questo terreno per consenso, esattamente come nell’ultima revisione statutaria elaborata con pazienza all’unanimità in un’apposita Commissione e poi in plenaria dopo le primarie che videro il successo di Zingaretti.

Sapendo che la fase costituente avverrà per consenso nei tempi necessari, ne risulterà sdrammatizzata anche la fase congressuale per la quale facciamo i nostri auguri a tutti i candidati.

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