di Umberto Minopoli
Quando nel post Pci si aprì la discussione sul modello di partito verso cui evolvere, noi riformisti, che ci ispiravamo alla tradizione di Amendola e Napolitano, ci dividemmo (solo idealmente) tra due opzioni:
– quella della evoluzione verso un partito “socialista” (a molti di noi sembrava l’evoluzione naturale dell’esperienza comunista);
– quella “democratica”, appunto, che si ispirava ( Veltroni se ne fece portatore) all’esperienza americana. In essa la ispirazione socialista si mescolava ad altre culture – liberali, radicali, cattoliche, ambientaliste, ecc. – in una sorta di “big tent”: un partito che – da destra a sinistra – facesse il pieno delle culture progressiste. In una logica di sistema politico che evolvesse nel bipolarismo maggioritario.
In una tale logica, che non c’è’ stata, debbo riconoscere che il modello di Veltroni era più logico e attrattivo.
La storia è andata da un’altra parte. Il sistema politico è rimasto un ibrido scadente e mediocre, né proporzionale e né maggioritario. Il Pd non è la “big tent” americana, ma ha coagulato, semplicemente, le tradizioni politiche della prima repubblica.
Eppure il bipolarismo è il centro di questa campagna elettorale: grazie alla scelta della destra di coalizzarsi e ad una legge elettorale ibrida in cui incidono 147 collegi uninominali che spostano le maggioranze, voteremo il 25 settembre per favorire o contrastare un governo Meloni-Salvini-Berlusconi.
Un bipolarismo imperfetto però. Perché, dal centro sinistra, non si è riusciti ad opporre a quella di destra, una coalizione altrettanto larga e competitiva? Questa coalizione, è bene dirlo, doveva essere – in termini di alleanze – la “big tent” che Veltroni ipotizzava a livello di partito.
A me, vecchio socialdemocratico, il partito “big tent” non piaceva, per il carattere troppo variegato e, potenzialmente contraddittorio sui contenuti.
Ma, in elezioni con questa legge elettorale, il bipolarismo è imposto. E lo scopo di giocarsela con la variegata, ma competitiva, “big tent” di destra sarebbe un obbligo.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.