di Carlo Fusaro
Qualunque sarà l’esito del voto (qualcosa cerco di dirla domani sabato) potete giurare che sentiremo molte geremiadi su (a) bassa partecipazione e (b) ancora la legge elettorale (quanto è complicata, brutta, cattiva e ingiusta).
E’ (al 95%) il solito qualunquismo da strapazzo: liberiamocene.
Partecipazione e astensionismo
E’ vero: le percentuali dei votanti sono più basse di un buon 20% rispetto agli anni Settanta/Ottanta. Ma:
(1) nelle liste elettorali ci sono ora quasi 5.000.000 di residenti all’estero (AIRE), il doppio di soli 20 anni fa;
(2) la popolazione è invecchiata: gli over 75 sono triplicati (triplicati): di questi quasi 3 milioni hanno “serie difficoltà motorie”;
(3) la società è più mobile: lavorano e studiano lontano dal luogo di residenza o sono in giro per turismo e sport il 6% degli elettori, 2 milioni a più di 4 ore di viaggio da casa.
Conclusione:
a) niente sensazionalismo, niente “ha vinto il partito del non voto”: è una sciocchezza;
b) piuttosto ci si occupi di favorire il voto di chi non può andare al seggio senza particolari sacrifici.
Un rapporto del governo Draghi (ministro D’Incà) fatto benissimo spiega quel che si sarebbe potuto fare: anticipando il voto di 8 mesi tutto è rinviato al 2027. Quindi niente piagnucolii.
Legge elettorale Rosato
Se n’è già parlato. Non piace essenzialmente a chi non è stato in grado di fare coalizioni/apparentamenti efficaci ed ampi. Per il resto:
(1) è falso che votare sia complicato (non è stato mai così semplice: non bastasse dal 2018 sulla scheda c’è la spiegazione!);
(2) è falso che nessuno capisce come funziona: ⅜ di seggi in collegi uninominali (147 Camera, 74 Senato), il resto (245 e 122) con la proporzionale (sbarramento al 3%);
(3) è falso che non si conoscano i candidati che si votano (nomi stampati sulla scheda; a parte le app, poi, ci sono affissi dappertutto i soliti vecchi e chiari manifesti, etc.);
(4) NON è falso che il sistema di attribuzione dal centro ai collegi dei seggi vinti sia complicato: lo è; ma non esiste legge elettorale proporzionale il cui algoritmo non sia in qualche misura complicato: l’elettore non ha affatto bisogno di conoscerlo (e infatti, parlo ai meno giovani, qualcuno ricorda lamentele sull’algoritmo della proporzionale fino al 1993? pensate che fosse semplice e tale che qualunque cittadino lo potesse capire e spiegare?).
(5) è falso che ci siano troppi pluricandidati (candidati presenti in più collegi) e che i capi di partito possano per questo decidere chi “nominare”: solo 1 su 5 dei 3000 candidati ha una seconda candidatura (e una sola); e se uno/a è eletto/a in due posti NON è il lei/lui che opta ma è la legge in automatico che le/gli assegna il seggio.
Presidente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. Già professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare nell’Università di Firenze e già direttore del Dipartimento di diritto pubblico. Ha insegnato nell’Università di Pisa ed è stato “visiting professor” presso le università di Brema, Hiroshima e University College London. Presidente di Intercultura ONLUS dal 2004 al 2007, trustee di AFS IP dal 2007 al 2013; presidente della corte costituzionale di San
Marino dal 2014 al 2016; deputato al Parlamento italiano per il Partito repubblicano (1983-1984).