di Marco Campione
Quello di Salvini è un salto di qualità. Non tenerne conto è suicida. E i Cinquestelle…
Martedì il Corriere della Sera ha pubblicato una lunga lettera di Salvini, con la quale il Ministro sostanzialmente rivendica le scelte che ha compiuto in relazione al caso Diciotti come prettamente politiche. Le prime reazioni delle opposizioni sono state di due tipi. Le forze di centrosinistra hanno segnalato la contraddizione di chi prima fa lo spavaldo e il gradasso e poi decide di non affrontare il processo, rispolverando poi la vecchia formula usata spesso contro Berlusconi “si difende DAL processo perché ha paura di difendersi NEL processo”. Anche Forza Italia ha specularmente utilizzato gli stessi argomenti di sempre: “siamo garantisti”.
Per la prima volta non si grida al complotto, ma si rivendica una scelta politica
Mi permetto di far notare che c’è molta pigrizia mentale alla base di queste reazioni. Non mi riferisco all’accusa di incoerenza, che è sacrosanta (“processatemi!”, disse infatti il Capitano in diretta Facebook dal Viminale), ma a tutto il resto. Reagiscono -sia il PD che Forza Italia- come se i termini della questione fossero ancora quelli delle autorizzazioni a procedere per Tangentopoli o Ruby Rubacuori.
A mia memoria è invece la prima volta che il politico chiede di non farsi processare con un argomento coerente con lo spirito della norma che sottopone al vaglio parlamentare la guarentigia speciale per i ministri. Non sto dicendo che Salvini abbia ragione (a scanso di equivoci: penso abbia torto e se fossi in Senato voterei in coerenza con questa mia convinzione), ma che per la prima volta il politico di turno entra nel merito del proprio operato e lo rivendica come scelta politica senza urlare al “complotto della Magistratura”.
E questa, piaccia o non piaccia, è una novità. Anzi, è LA novità.
Ignorarla non cambierà le cose, anzi renderà meno efficace qualsiasi opposizione. Continuare a fare comunicazione come se fosse la solita solfa, non funzionerà perché siamo di fronte ad un salto di qualità.
Non arrivo a paragonare la lettera di Salvini al tristemente noto “Ebbene, io dichiaro qui al cospetto di questa assemblea ed al cospetto di tutto il popolo italiano che assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto”, ma comunque di salto di qualità si tratta e come tale andrebbe trattato.
Il PD dovrebbe avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo. E vale anche per Forza Italia: cosa c’entra il garantismo?
L’opinione pubblica è contro i migranti e quindi a favore di Salvini, non viceversa
Se invece si pensa che la scelta di Salvini di rivendicare il “sequestro” possa fargli perdere consenso e per questo battete la grancassa, temo ci si sbagli.
Perché il “giustizialismo” (parlo di quello del “popolo”, non delle “élite”) non è stata una scelta ideologica. È sempre stata una scelta politica, contro chi era percepito come un “nemico”. Anche qui parlo prescindendo dalla mia opinione sui reati commessi o non commessi da quei politici, sia chiaro.
Ma ad inneggiare a Di Pietro contro Craxi e Forlani erano quelli che avversavano Craxi e Forlani, a sostenere il lavoro della pubblica accusa contro il Caimano era chi avversava Berlusconi, chi gridava “ho-ne-stà ho-ne-stà” assieme ai Cinquestelle lo faceva per cacciare “PDL e PD meno L”, non certo per ragioni di pulizia morale. E non è un caso che ad esempio Berlusconi (il più coinvolto, in decine di processi) ha mantenuto il suo consenso più o meno inalterato per vent’anni.
Oggi la magistratura prova di nuovo a perseguire un politico nella sua fase ascendente e -come allora- non scalfirà il suo consenso. Con una aggravante (per chi si oppone), che l’oggetto del contendere sono i migranti, che oggi catalizzano l’odio di metà del paese. Usare le inchieste per danneggiare il politico avversario è sempre stato inutile. Oggi è anche dannoso perché indebolisce la Magistratura che prova a far rispettare le norme a loro tutela, di fronte ad un’opinione pubblica “schierata” contro i migranti.
Attenzione! Contro i migranti e quindi a favore di Salvini, non viceversa. È questo il “dettaglio” che sfugge a chi si illude che la via giudiziaria possa servire a qualcosa. Come ripeto spesso, non ci sono scorciatoie (nemmeno quelle giudiziarie): il consenso di Salvini sul punto calerà, solo quando gli italiani che pensano di votarlo capiranno che i loro problemi sono altri e lui non li sta risolvendo.
Che accadrà in Senato? Dipende dai Cinquestelle
Fin qui la parte politica del mio ragionamento, che vuole essere un invito a riflettere a prescindere dalla questione contingente. Per quel che riguarda la cronaca, invece, che accadrà in concreto al Senato? Dipende dai Cinquestelle, anche perché la vera incoerenza è tutta loro.
Bene ha fatto ad esempio il Senatore Faraone (martedì ad Agorà) a far notare come su un punto abbia ragione la Lega: non puoi rivendicare e difendere una scelta politica (quella di “chiudere i porti”) e poi “lasciare da solo Salvini” e votare per l’autorizzazione a procedere. Incoerenza che fa il pari con quella di Fico che di giorno difende alla Camera l’operato del governo e di notte twitta qualche parolina dolce per i migranti: ipocrisia o malafede? Poco importa.
Cari Di Maio e Di Battista, caro Fico, delle due l’una: o chiudere i porti potrebbe equivalere ad un sequestro e la Magistratura dovrà verificarlo oppure è una opinabile ma legittima scelta politica per la quale non si può concedere alla Magistratura il diritto di processare un Ministro. Voi invece volete la botte piena (votare l’autorizzazione) e la moglie ubriaca (rivendicare la chiusura dei porti).
Tutto dipende dai Cinquestelle, quindi.
Una possibilità è che realizzino (con il tradizionale ritardo di chi capisce poco di politica) di essere stati messi per l’ennesima volta in un angolo dal loro alleato e quindi smentiscano i proclami della prima ora, dichiarando che Salvini li ha convinti e non va processato.
Se invece non fanno marcia indietro palesemente, potranno fare due cose nel segreto dell’urna:
– votare per l’autorizzazione, assecondando la base più tradizionale, ma dando così un colpo alla durata del loro governo, con il rischio di andare a casa (anche se io -in caso di crisi- scommetto sempre su un governo Salvini senza passare dal voto);
– oppure trovare un manipolo di responsabili tra le loro fila (ne bastano una ventina tra assenti e “franchi tiratori”) che votino con Salvini e il centrodestra, salvando così la poltrona e magari dando la colpa al PD.
Quale busta sceglierà Casaleggio? La “1” (l’incoerenza di ritrattare), la “2” (l’incoerenza di condannare e rivendicare allo stesso tempo), la “3” (l’incoerenza di tramare nell’ombra). In tutti i casi, il montepremi lo porterà a casa Salvini.
Esperto di politiche per l’Education, ha lavorato nell’azienda che ha fondato fino a quando non ha ricoperto incarichi di rilievo istituzionale. Approdato al MIUR con il Sottosegretario Reggi, è stato Capo della Segreteria dei Sottosegretari Reggi e Faraone e ha lavorato nella Segreteria del Ministro Valeria Fedeli. Ha collaborato alla stesura de La Buona Scuola, il “patto educativo” che il Governo Renzi ha proposto al Paese. Ha scritto di politica scolastica su Europa, l’Unità e su riviste on line del settore. Il suo blog è Champ’s Version
Il voto non è segreto ma palese (art. 135-bis, comma 8, regolamento Senato)
Grazie. Immaginavo fosse segreto, visto che riguarda una persona. Mi scuso con i lettori.
Le buste sono solo due, allora