di Marilù Tamborino
Cara Ministro Bongiorno,
in questi giorni, nella sua veste di Ministro alla Funzione Pubblica, ha dichiarato che entro l’anno in corso, vi saranno 450mila nuove assunzioni di dipendenti pubblici, tramite l’anticipo dello sblocco totale del turn over (essenzialmente il tasso di ricambio del personale, ovvero il rapporto fra i nuovi ingressi e le uscite dalla PA), che era stato già previsto dal precedente Governo, ma per l’anno successivo e con maggiore gradualità.
Di questi nuovi assunti, a suo dire, un gran numero saranno tecnici e professionisti, perché i suoi colleghi ministri le hanno evidenziato che manca proprio il personale tecnico.
Ha dichiarato che il turn over deve essere garantito al 100 per cento, in tutte le articolazioni della pubblica amministrazione, e che si impegnerà, perché non vi siano slittamenti di tempi, in questo processo di ricambio. La classe dei dipendenti ha una media di circa 53 anni, infatti.
Per Lei, cara Ministro, si tratta di un passaggio centrale nell’ottica di una riforma complessiva della macchina amministrativa: “Se continuiamo a tagliare la pubblica amministrazione, che è il cuore del Paese, è chiaro che non funzionano i servizi e che nessuno viene ad investire in un paese paralizzato. … un processo che dura 10 anni perché mancano i cancellieri, fa scappare gli investitori stranieri e rende profondamente ingiusta la giustizia”.
Come è stato sottolineato anche dalla Conferenza delle Regioni, nel 2017, il sistema del lavoro pubblico si è considerevolmente modificato nella sua consistenza quali-quantitativa. Le esigenze di finanza pubblica hanno inciso sul reclutamento del personale, inducendo un forte ridimensionamento degli organici e un sensibile incremento dell’età media del personale impiegato. La permanenza delle Province ha aggravato il sistema degli Enti territoriali, con l’avvio di procedure di mobilità che forse ora devono essere riviste, considerato che il voto al referendum del 4 dicembre non ha permesso di completare il nuovo assetto territoriale degli enti locali.
Cara Ministro, sono d’accordo con Lei: il blocco del turn over è durato a lungo ed in questo, ha condiviso l’orientamento assunto dai suoi predecessori che avevano già modificato la norma sul turn over, a partire dal 2019.
Intende anticipare la efficacia della norma? Direi bene ma sappiamo entrambi che l’avvio delle procedure di selezione non potrà che esservi il prossimo anno, visto che i suoi colleghi ministri – Lei stessa lo ha riferito, nel corso di In Onda su La7 – non le hanno ancora fornito l’entità del fabbisogno di nuovo personale ed i relativi profili professionali. Quindi, solo nel 2019 potranno bandirsi i nuovi concorsi ed in questo, nulla muta rispetto alle pregresse previsioni.
Le nuove assunzioni non sono però sufficienti, se non sono accompagnate da una riforma dell’ordinamento professionale. L’immissione di nuove figure tecniche non servirà all’efficientamento della macchina amministrativa, se non si prosegue nel percorso avviato dal suo predecessore.
Cara Ministro, il nuovo CCNL per il comparto delle Funzioni Locali, sottoscritto il 21 maggio 2018, ad es., prevede all’art. 11 la formazione di una Commissione Paritetica sui sistemi di classificazione professionale. Si è concordato sulla opportunità di un processo di innovazione del sistema di classificazione del personale del Comparto degli Enti territoriali che abbia come obiettivo il riconoscimento e la valorizzazione della professionalità dei dipendenti, essendo ormai necessario l’aggiornamento del sistema di classificazione professionale, non più consono ai nuovi modelli organizzativi e alle esigenze di un macchina amministrativa più moderna.
L’assunzione di nuovo personale, specie se tecnico e con competenze professionali, come dichiarato, rende ancora più evidente la necessità di dare attuazione al CCNL Funzioni locali, perché la mera assunzione di nuovo personale non porterà ad un migliore funzionamento della Pubblica Amministrazione.
Non sempre è questione di numeri: l’esempio del Cancelliere e del rinvio conseguente dei processi penali, che è di certo efficace nella sua semplicità, non può attagliarsi, però, a tutte le situazioni, poiché il male della pubblica amministrazione è sì il suo impoverimento quantitativo, ma anche qualitativo, come avevano messo in evidenza le Regioni nel 2017.
La qualità dei professionisti pubblici va salvaguardata nel tempo, perché non se ne perda anche la motivazione, con la costruzione di percorsi di carriera differenziati rispetto al personale amministrativo: l’art. 11 del CCNL prevede la revisione dell’attuale sistema di classificazione del personale, unitamente alla verifica delle categorie e dei contenuti dei profili professionali, in relazione ai nuovi modelli organizzativi.
Cara Ministro, la Commissione paritetica avrebbe dovuto essere costituita entro 30 giorni dalla sottoscrizione del CCNL (ovvero entro il 21 giugno), per concludere i propri lavori, nel mese di luglio, con la presentazione di proposte, ma della sua costituzione non si ha notizia.
Cara Ministro, riprenda il percorso da dove il suo predecessore aveva lasciato: l’assunzione di professionisti possono costituire un cambio di fase per la pubblica amministrazione ma se non lo si accompagna ad un nuovo ordinamento delle competenze, non si arriverà all’efficientamento della Pubblica Amministrazione che tutti auspichiamo.
Cara Ministro, ora tocca a Lei.
Avvocato pubblico, specialista in diritto ed economia delle comunità europee; collabora alla cattedra di Diritto del Mercato unico e della Concorrenza presso l’Università Statale di Milano. Fa parte della Presidenza di Libertà Eguale Milano. E’ dirigente sindacale e responsabile per la Giustizia amministrativa PD Milano