di Danilo Di Matteo
Elly Schlein ricorda da vicino gli “attivisti” nordamericani. Un vocabolo noto anche da noi, da tanto tempo. Ma gli si preferiva “militante” (la “mistica della militanza”, direbbe Alberto Ronchey). Del resto, già nel nome è un’euroamericana, quasi a ricordare che siamo tutti meticci. La storia dei singoli e delle famiglie è caratterizzata, non da oggi, da passaggi, spostamenti, sradicamenti, nuove radici. La purezza dell’identità è bluff e illusione. Illusione pericolosa, non di rado.
Sarebbe bene non abbondare con gli “ismi”, nei commenti sulla giovane segretaria. A non leggere a tutti i costi, ad esempio, la vicenda attuale della sinistra e del Pd come un confronto tra (neo)riformismo e neomassimalismo. Un suggerimento mi sentirei di darglielo, però: fondamentale per la sinistra è l’attenzione costante ai ceti medi. Togliatti, nel dopoguerra, dedicò una celebre conferenza al “Ceto medio e Emilia rossa”. Schlein potrebbe dedicarne un’altra ai “ceti medi e Italia rosa”. Al plurale, come merita una società complessa.
Psichiatra e psicoterapeuta con la passione per la politica e la filosofia. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022) e la silloge poetica Nescio. Non so (Helicon 2024) È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).