di Alessandro Maran
Ci vorrebbe Dickens per raccontarla. Lo scrittore inglese pubblicò nel 1859 “Una storia tra due città”( https://www.ibs.it/storia-tra-due-citta…/e/9788804700432). Ambientato tra Parigi e Londra nei burrascosi anni che precedettero e seguirono la Rivoluzione francese, il romanzo storico (l’unico) di Charles Dickens resta davvero nella memoria del lettore come una rappresentazione indimenticabile delle forze che muovono la storia dell’uomo.
La nostra, di nuovo, è un storia tra due città (Veldhoven e Taranto) e due paesi (l’Olanda e l’Italia); e, di nuovo, le forze che muovono la storia sono al lavoro: così come la rivoluzione industriale ha cambiato tutto un paio di secoli fa, oggi la rivoluzione digitale sta facendo altrettanto (e probabilmente il suo impatto sarà più grande: la prima rivoluzione industriale ha cambiato il mondo rimpiazzando i muscoli umani; stavolta la rivoluzione industriale si accinge a rimpiazzare il cervello umano).
L’ASML “detiene il monopolio su un anello chiave della catena di fornitura più critica del mondo”, scrive la rivista. “Senza il suo kit è quasi impossibile realizzare processori per computer all’avanguardia, come quelli utilizzati negli smartphone e nei data center dove si addestra l’intelligenza artificiale (AI). Con le previsioni di vendita globale di semiconduttori che raddoppieranno fino a raggiungere 1,3 trilioni di dollari entro il 2032, ogni grande paese e ogni grande produttore di chip vuole i prodotti ASML. L’azienda è diventata così importante nella disputa tecnologica sino-americana che, come è emerso all’inizio dell’anno, l’amministrazione del presidente Joe Biden ha spinto l’ASML ad annullare le consegne pianificate alla Cina perfino delle sue macchine più vecchie”.
Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, intervistato da Claudio Cerasa, spiega appunto perché i guai dell’acciaieria di Taranto sono gli stessi che riguardano l’Italia: ambientalismo tossico, europeismo tafazziano, magistratura populista, sindacato ideologico, paura del futuro. “Guardi la storia della ex Ilva – chiosa il direttore del Foglio – e capisci che attorno all’impianto di Taranto non vi è solo il futuro della nostra politica industriale ma c’è anche la capacità del nostro paese di governare la paura del progresso, di considerare incompatibili con il benessere di una nazione le politiche ambientali demagogiche, a considerare dovere di uno stato intervenire con forza, anche con durezza, per ristabilire l’ordine quando la magistratura si sostituisce ai governi, quando i pm si sostituiscono ai ministri e quando gli interessi di un investitore privato diventano incompatibili con l’interesse nazionale. Si scrive Ilva, si legge Italia” ( https://www.ilfoglio.it/…/l-ilva-e-l-italia-delle…/).
È un storia tra due città e tra due paesi mentre soffia il vento del cambiamento; e per raccontarla ci vorrebbe Dickens.