di Umberto Ranieri
1- Il dato politico rilevante nel voto francese è che la destra antieuropeista, illiberale e filo putin sia stata ridimensionata. La posta in gioco era elevata considerato che la partita si svolgeva in un Paese cruciale per le sorti dell’Europa e in una certa misura degli equilibri internazionali: la Francia è una potenza nucleare e membro permanente del Consigliò di sicurezza delle Nazioni Unite.
2- Guai adesso a sbagliare. Tra circa tre anni si voterà per la Presidenza della Repubblica e la destra malgrado la sconfitta resta forte e tornerà alla carica. I francesi hanno votato contro il rischio di una avventura e, in maggioranza, contro impostazioni demagogiche.
3- Occorre che ad assumere la guida del governo della Francia vi sia oggi una personalità che tenga conto delle aspirazioni dei francesi ai cambiamenti necessari nella economia nel segno di una maggiore giustizia sociale. Obiettivo da perseguire con tenacia consapevoli delle serie difficoltà in cui versano le finanze del Paese. Forse Glucksmann dispone delle doti per assumere la responsabilità della guida del governo di Parigi. Vedremo nelle prossime ore.
4- Sarebbe irragionevole non considerare nel voto francese il successo politico di Macron, autore di una scelta audace ma politicamente acuta. Una scelta cui è seguito quello che in Italia, un tempo, avremmo chiamato un sussulto democratico e antifascista. Macron era dato per spacciato insieme alle sue idee. I fatti dimostrano che era un giudizio semplicistico. Non era così. C’è da sperare in ogni caso che Macron ricavi da questa drammatica vicenda insegnamenti che lo aiutino nei tre difficili anni che restano alla sua presidenza.
5- Importante considero nei risultati del voto la tormentata e faticosa ripresa del socialismo democratico francese. Vedremo in Germania, ma Labour e socialdemocrazia in Europa combattono ancora. Per fortuna.
Presidente della Fondazione Mezzogiorno Europa. Docente a contratto, insegna Storia dell’Europa all’Università La Sapienza di Roma, dove, Economia dei paesi in via di sviluppo all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Politica estera dell’Unione europea all’Orientale di Napoli. È stato deputato della Repubblica Italiana per quattro legislature (XII, XIII, XIV, XV) eletto nelle liste Pds, Ds e, infine, Pd. È stato anche Presidente della Commissione “Affari esteri e comunitari” della Camera dei deputati. Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri dal 1998 al 2001 nei governi D’Alema I, D’Alema II e Amato II.