di Enrico Morando
Caro Direttore,
ringrazio Goffredo Bettini per l’attenzione che ha voluto dedicare al mio intervento, e provo a replicare, ricorrendo a mia volta ad un ragionamento per punti.
1- “… non ho mai parlato di una alleanza strutturale e strategica con il M5S“. Su La Stampa del 27-12-‘20 ho letto, testualmente: “ la politica e il governo sono tutt’uno…; l’attuale maggioranza avrebbe il dovere di presentarsi agli elettori…; la leadership di Conte non è mai stata in discussione…; sarebbe comprensibile che la forza che ha (Conte n.d.r.) nel paese si trasformasse in un soggetto politico…; pretendere che il PD rilanci l’ambizione della vocazione maggioritaria oggi sarebbe presuntuoso e arrogante…; il proporzionale potrebbe favorire il radicamento di ogni forza democratica…“. Reagendo a chi sosteneva che il PD non aveva una strategia, ho scritto allora che queste parole di Bettini, al contrario, descrivevano una linea politica di lungo periodo (il ritorno al proporzionale, le future elezioni politiche…), molto precisa. Aggiungendo che era proprio da ricercare in questa linea politica la ragione prima della “facilità“ con cui il M5S respingeva al mittente le sollecitazioni a cambiare passo, a rilanciare l’azione riformatrice del governo Conte2: pensando di aver maturato -grazie al superamento pieno dello “stato di necessità” da cui il Conte2 era nato-, una rendita di posizione, i grillini non si sono sentiti impegnati a prendere in considerazione le richieste del PD perché si facesse di più e meglio, a partire dal Recovery Plan. Anch’io penso che l’Italia non abbia “bisogno di governi litigiosi, ma uniti e fattivi”. Sostengo che le posizioni politiche del PD che ho prima richiamato -e che mi sembravano una linea politica, da me non condivisa, ma legittima e rispettabile-, non hanno aiutato il Conte2 a risultare “fattivo“, nella fase finale della sua esperienza.
2- “ Comunque,…,mi pare evidente che la vocazione maggioritaria del PD non deve portarci ad una boriosa autosufficienza“. Concordando perfettamente su dove la vocazione maggioritaria del PD non deve portarci, deduco da questa frase che Bettini non consideri più il rilancio dell’ambizione alla vocazione maggioritaria “presuntuoso e arrogante“. Si preoccupa, giustamente, che essa non sia oggi e in futuro ciò che non è mai stata, meno che mai al Lingotto: pretesa di autosufficienza. Alleanze politiche con altri partiti sono e saranno necessarie: il nostro compito è fare del PD l’asse attorno alla cui visione del futuro del Paese e della sua collocazione in Europa e nel mondo -incarnata da una leadership legittimata dalla scelta di milioni tra gli elettori più attivi del centrosinistra-, si costruisce una credibile proposta di governo alternativa al destracentro.
3- Che ci sia un rapporto piuttosto stretto tra la linea politica sopra richiamata e la scelta di dar vita all’Intergruppo PD-M5S e LEU al Senato, è innegabile. Prendo atto con piacere che Bettini la considera “un po’ improvvisata”. Io la considero improvvida, ma ci stiamo avvicinando.
4- Ho scritto e ripeto che considero la scelta di far nascere il governo Conte2 e la sua iniziativa per un pieno ritorno dell’Italia in Europa un fatto positivo, da segnare all’attivo del PD. Quanto invece alla conduzione della crisi, credo che anche in questo caso una tattica non brillante sia stata suggerita da una strategia sbagliata: il M5S avrebbe potuto essere indotto ad un atteggiamento più disponibile ad accogliere le istanze di rilancio del PD, se quest’ultimo non si fosse chiuso dietro una porta (o Conte o elezioni), di cui non possedeva le chiavi.
Presidente di Libertà Eguale. Viceministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni. Senatore dal 1994 al 2013, è stato leader della componente Liberal dei Ds, estensore del programma elettorale del Pd nel 2008 e coordinatore del Governo ombra. Ha scritto con Giorgio Tonini “L’Italia dei democratici”, edito da Marsilio (2013)