di Umberto Minopoli
La Baviera conferma un dato europeo dissimile dall’Italia: in Europa, per ora, i populisti non sfondano, i partiti europeisti restano abbondantemente sopra la maggioranza assoluta dei voti (70% in Baviera). I populisti neanche in Baviera sfondano. L’Italia è l’unico paese in cui i populisti superano il 50% dei voti e vanno al governo.
Perché? Questo dovrebbe essere il tema del congresso del Pd e di una discussione seria in Forza Italia (ormai quasi all’estinzione). In Baviera gli europeisti toccano il 70%. In Italia mettendo insieme tutte le opposizioni siamo a poco più del 31%.
Il voto europeista è sottodimensionato
Non è possibile che questi siano i rapporti di forza reali. Il voto europeista, liberal-democratico, anti populista in Italia è sottodimensionato. Da che cosa? Da due diaframmi, da due devianti limitazioni dell’opposizione: l’equivoco del centrodestra e quello del centrosinistra. Il primo tiene in trappola un elettorato moderato e di centro (assai più vasto del 9% attribuito oggi a Forza Italia) avverso al blocco populista. Il centrosinistra, limitandosi a se stesso, si consegna a percentuali irrisorie (oltre il 17,5% attribuito al Pd esiste solo un miserrimo 4%).
E’ questo il problema politico italiano: il sottodimensionamento dell’opposizione. Che è sulla carta assai più debole di quanto dovrebbe e potrebbe. Ecco un bel tema per un congresso del Pd. Più utile e interessante delle sue beghe interne. C’è in Italia un elettorato, silenzioso e nascosto, di opposizione al populismo che è molto più largo di Pd e Forza Italia così come sono oggi. E che essi non riescono a rappresentare. Perché sono strabici: FI guarda a Salvini; il Pd guarda a sinistra. E così l’opposizione risulta ai minimi, più debole della sua reale possibile consistenza.
Liberarsi dalle catene
Occorrerebbe liberare Pd e FI delle loro illusioni e catene. E dare un’offerta politica ad elettori moderati, di centro e di sinistra preoccupati del populismo, irritati dalle sue incompetenze e prepotenze ma che non riesce a riconoscersi nella mediocrità e paralisi di Pd e Forza Italia.
Altro che Zingaretti: risposta vecchia e burocratica.
Servirebbe al Pd il suo opposto: una leadership coraggiosa, autorevole, che porti il Pd fuori dal fortino ideologico del centrosinistra. Che parli alla Nazione (non alla piccola sinistra), che attragga tutti gli elettori, a sinistra, al centro e a destra, senza preistoriche limitazioni, preoccupati dell’estremismo, della radicalizzazione, del disastro populista.
Un nuovo, grande Nazareno, alla luce del sole, che dia realismo ad un’alternativa ai gialloverdi.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.