di Stefano Ceccanti
Breve nota serale di una giornata parlamentare anomala
C’è una frase che credo descriva bene il senso con cui oggi alcuni di noi sono andati a votare alla Camera e al Senato in un contesto piuttosto anomalo.
Il controllo della temperatura all’Ingresso, l’entrata in Aula molto ordinata a piccoli gruppi, l’amuchina usata come segnaposto per indicare i posti da occupare e quelli no in modo da tenere le distanze e così via.
La frase è questa ed è per la cronaca di un romanziere peruviano:
“E’ meno quello che siamo della grande speranza che speriamo”.
C’è uno scarto forte che avvertiamo tra ciò che vorremmo fare per recuperare insieme una speranza e il nostro ruolo limitato che per alcuni aspetti è destinato ad essere sempre più problematico.
Ciò detto, noi oggi avevano un compito comunque importante: quello di consentire col nostro voto che il Governo possa con nuovo debito rispondere all’emergenza economica. Senza quel voto, a maggioranza assoluta dei componenti, come prescrive l’articolo 81 della Costituzione e la relativa legge di attuazione, non sarebbe stato possibile. Ora spetta al Governo col decreto: darà informazione puntuale man mano che i contenuti emergeranno. Per i dettagli puntuali occorre attendere. Molti giustamente pongono esigenze e quesiti puntuali, ma bisogna purtroppo attendere
Per i provvedimenti emanati sin qui si legga la nota molto precisa del Pd Senato che ho inserito sul sito:
https://stefanoceccanti.it/il-pd-senato-spiega-in-una-nota…/
Mi sembra comunque che qualcuno non abbia ben capito il senso dell’impegno dei gruppi a garantire oggi alla Camera almeno 350 presenze, che poi in effetti sono stati 332 perché per molti non è stato facile arrivare. Non si trattava di impedire a nessuno di votare, ma di garantire appunto il raggiungimento della soglia necessaria. Era uno sforzo per garantire l’operatività del Parlamento, non il contrario.
Da qui anche l’importanza della discussione che si è aperta: nelle prossime settimane la situazione potrebbe aggravarsi e coinvolgere vari parlamentari. L’idea di far funzionare le Camere con le regole dei tempi ordinari, che sarebbe l’ottimo, rischia di essere nemico del bene. Da qui la necessità di individuare per tempo un diritto parlamentare di emergenza, da una Commissione speciale per esaminare i decreti perché forse le singole Commissioni permanenti potrebbero avere problemi, alla possibilità di voto a distanza per le votazioni palesi.
“E’meno quello che siamo della grande speranza che speriamo”, ma bisogna pensare per tempo alle condizioni per svolgere al meglio il nostro piccolo compito.
Vicepresidente di Libertà Eguale e Professore di diritto costituzionale comparato all’Università La Sapienza di Roma. È stato Senatore (dal 2008 al 2013) e poi Deputato (dal 2018 al 2022) del Partito Democratico. Già presidente nazionale della Fuci, si è occupato di forme di governo e libertà religiosa. Tra i suoi ultimi libri: “La transizione è (quasi) finita. Come risolvere nel 2016 i problemi aperti 70 anni prima” (2016). È il curatore del volume di John Courtney Murray, “Noi crediamo in queste verità. Riflessioni sul ‘principio americano'” , Morcelliana 2021.