LibertàEguale

Decreto Liquidità per le imprese: ripartire dopo il Covid con il Lodo Draghi

di Massimo Ungaro

 

Il decreto Liquidita è il secondo grande provvedimento messo in campo da questo governo, questa maggioranza, per contrastare la crisi del Coronavirus fornendo ingente liquidita alle imprese sotto forma di prestiti bancari garantiti dallo stato.

La potenza di fuoco del provvedimento è pari a 400 miliardi di euro, quasi un quarto del nostro PIL. A oggi il totale di garanzie erogate da SACE e dal fondo di garanzia per le PMI dall’8 Aprile è oltre 16 miliardi per 330 mila aziende. Serve liquidita ingente e immediata per impedire alle aziende sane di soccombere. Alla Camera la nostra intenzione durante tutto l’esame del provvedimento è stata quella di semplificare le procedure di erogazione, di allargare la platea delle e di rendere il credito il meno costoso possibile per dare nuovo ossigeno alle nostre imprese.

Dopo questo primo esame parlamentare il testo cambia in modo rilevante. Si aumenta la soglia massima dei prestiti garantiti al 100% dallo stato con procedura semplificata da 25 mila a 30 mila euro, da ripagare non più in 6 ma in 10 anni, mentre ricordo che per i prestiti con garanzie inferiori al 90% la scadenza può arrivare fino a 30 anni. Viene ridotto il tetto massimo del tasso di interesse, ora solo il rendistato mensile più lo 0,2% eliminando il differenziale tra gli indici CDS, una componente mobile che in caso di crisi finanziaria sarebbe potuta aumentare di molto, portando non solo ad un aumento dei tassi di interesse ma anche all’introduzione di dinamiche pro-cicliche. I prestiti esistenti potranno essere rinegoziati e beneficiare delle garanzie a patto che le banche eroghino nuova finanza per il 25% (e non solo il 10%) e che il nuovo tasso di interesse sia inferiore al precedente.

Per rendere più celere l’erogazione del credito siamo ricorsi all’istituto dell’autocertificazione, esonerando le banche da tutta una serie di controlli formali e responsabilizzando il richiedente, come avviene in altri paesi europei come la Svizzera o la Germania. I soggetti finanziatori non dovranno svolgere ulteriori accertamenti su quanto dichiarato prima di erogare il prestito. Io credo che questo sia un elemento molto importante, da tutta Italia ci sono arrivate segnalazioni di banche restie a concedere i prestiti anche dove la garanzia sarebbe stata del 100%, e quindi in totale assenza di rischio credito, ma dove i deliberanti si sono confrontati con le ipotesi di rischi legali, ipotesi di reato collegati alla sempre possibile bancarotta. Certo, non abbiamo introdotto un’autentica manleva per il settore bancario, cosa che io onestamente avrei fatto, perché sono convinto che il rischio di sprecare liquidità in aziende decotte sia in questa fase ben inferiore al rischio per l’economia di una stretta creditizia, ma ad ogni modo vengono rimossi tanti degli ostacoli che allungavano le procedure per l’erogazione del credito: le banche ora non hanno più alibi. Autonomia, responsabilità, semplicità, questo è l’approccio di Italia Viva che vedo riflesso in queste modifiche.

Come Italia Viva abbiamo poi chiesto e ottenuto di allargare la platea delle garanzie PMI a tante altre realtà finora escluse, a cominciare dal terzo settore per il quale è stato dedicata una sezione speciale del fondo di garanzia, 100milioni di euro di garanzie per le imprese sociali, gli enti non commerciali e caritatevoli che spesso rappresentano l’Italia migliore e di cui ci sarà sempre più bisogno per affrontare questa crisi. Abbiamo chiesto e ottenuto l’accesso alle garanzie anche per i professionisti organizzati in studi associati, alle aziende con recenti inadempienze probabili. Abbiamo esteso l’accesso al fondo mutuo prima casa, il fondo gasparrini, anche agli imprenditori individuali e agli artigiani che cosi potranno richiedere la sospensione delle rate del mutuo fino a gennaio 2021 come per i lavoratori dipendenti e autonomi. È stata prorogata la sospensione dei ‘protesti’, i provvedimenti contro gli inadempimenti di pagamento, dal 30 aprile al 31 agosto.

Grazie al lavoro in commissione sono state estese le garanzie alle società di factoring e agli agenti assicurativi. È stato introdotto il divieto di accesso alle garanzie alle aziende che hanno sede dei paradisi fiscali o che delocalizzano mentre alle aziende che accedono alle garanzie è vietato distribuire dividendi nel 2020 o se lo hanno fatto di recente, di pagarne altri per i 12 mesi successivi. Sono state sospese le segnalazioni alla centrale rischi fino al 30 settembre.

La Lega sbaglia a dire che il lavoro in commissione non ha prodotto nulla di concreto. Queste modifiche aiutano le imprese italiane, perché il costo del credito scende, perché l’accesso al credito diventa più facile e veloce. Ma la lotta contro la burocrazia è solo cominciata. Questa crisi rappresenta una occasione per una vera e seria riforma fiscale per cambiare un sistema troppo complesso, iniquo e distorsivo. Ma in mezzo all’emergenza la priorità è quella di sospendere i versamenti fiscali, come è stato fatto nel Cura Italia e nel DL liquidita, ma anche di cancellare le tasse come avverrà con la rata di giugno dell’IRAP e la tassa di occupazione di suolo pubblico, la Cosa/Tosa, nel dl Rilancio. Questa è la giusta direzione, l’IRAP è una tassa ammazza ripresa, l’unica tassa che le nostre imprese pagano sul fatturato, la produzione netta, e non sull’utile. Andrebbe abolita interamente. Oltre a prestiti garantiti, tasse rinviate e cancellate, servono anche forme di elicottero fiscale come i contributi a fondo perduto per le imprese introdotti finalmente anche in Italia dal decreto Rilancio. È importante pero non escludere attori importanti del nostro sistema produttivo, ne cito solo alcuni come esempio: i professionisti, che devono poter ricevere i contributi a fondo perduto, i giovani tirocinanti devono poter accedere ai sussidi per non vedere infranti i loro sogni di emancipazione dalle famiglie di origine, i pubblicitari devono ricevere forme specifiche di sostegno come gli artisti che vivono di diritti di autore. In tempi ordinari chiederemmo al settore privato di camminare sulle proprie gambe, ma in tempi eccezionali come questo è giusto che il settore pubblico vada a sostegno di quello privato, temporaneamente, perché ha le spalle più larghe, come giustamente propone di fare Mario Draghi. Se non lo facciamo assisteremo alla desertificazione della nostra economia o ancora peggio all’infiltrazione della criminalità organizzata, della mafia, che non aspetta altra occasione di impossessarsi di aziende sane ma in difficoltà con l’usura. Vorrei quindi rivolgere un pensiero a tutti gli imprenditori, artigiani, lavoratori onesti in difficoltà e forse disperati che vedono nell’usura l’unica via: resistete, lo stato è con voi, è dalla vostra parte.

Ma la politica deve tracciare una visione di lungo termine. Dopo l’emergenza bisogna portare il paese sulla via della crescita rilanciando gli investimenti, cominciando con quelli infrastrutturali, questo è il Piano shock che Italia Viva propone alla maggioranza e al paese. L’Italia è quel paese con 120 miliardi di euro stanziati ma bloccati per opere infrastrutturali. Sblocchiamoli introducendo strutture commissariali seguendo il modello Genova, riformando il codice civile e la disciplina sui ricorsi, semplificando le fasi di progettazione. L’Italia ce la può fare facendo leva su i propri punti di forza, un ingente risparmio privato, che non aspetta altro che essere mobilitato come ci dimostra il successo storico dell’ultima emissione del BTP Italia di qualche giorno fa, oltre 22 miliardi collocati, per due terzi a famiglie e piccoli risparmiatori (ricordo a tutti che l’ultima volta, nell’autunno 2018, all’era del governo giallo-verde furono collocati poco più di 2 miliardi…) e la competitività del Made in Italy come dimostrano i numeri del nostro export.

Serve fiducia, serve volontà politica, serve determinazione, l’Italia ce la può fare, soprattutto se rimane ancorata in una visione europea di sé stessa e del mondo, se concepisce la propria sovranità dentro il condominio europeo, dentro l’Unione. Già oggi la Banca Centrale Europea acquista 700-800 milioni di euro del nostro debito ogni giorno, forse anche di più nelle prossime settimane, senza i quali saremmo già in default. Un condominio dove l’Italia siede e incide sui processi decisionali: da anni, i governi italiani guidati da Renzi e Gentiloni proponevano all’Unione di sostenere programmi nazionali contro la disoccupazione o di finanziarsi direttamente sul mercato con emissioni comuni. Ricevemmo tanti no in Europa, venimmo sbeffeggiati da tanti in Italia e invece oggi con il programma europeo SURE a sostegno delle casse integrazioni nazionali, assistiamo al primo passo verso l’Europa sociale, verso quell’indennità europea contro la disoccupazione immaginata dall’allora Ministro Padoan. Paesi che prima dicevano no oggi propongono che il bilancio europeo si finanzi tramite emissioni sul mercato e che il ‘Recovery Fund’, il fondo per la ripresa economica post-covid, comporti l’allocazione di fondi a contributo perduto per 500 miliardi. Chi l’avrebbe mai detto? L’Italia dentro l’Europa è molto più forte di quello che i nazional-populisti vorrebbero farci credere. La risposta dell’UE questa volta è stata rapida e incisiva. L’Italia è il secondo paese dell’UE per misure nazionali autorizzate di aiuto alla propria economia, il 18% del totale di 2,130 triliardi di euro finora autorizzati, prima di Francia, Spagna, Regno Unito come ha dichiarato qualche giorno fa la commissaria Vestager.

Da Lega e Fratelli di Italia solo paradossi e ipocrisie. La Lega vuole dare lezioni di governo anche dopo i disastri commessi dalla sanità lombarda nella gestione del Coronavirus. Denunciano gli attentati alla Costituzione e alle libertà fondamentali mentre dall’altra parte applaudono al modello Orban dei pieni poteri che governa per decreto facendo arrestare i suoi oppositori. Sostengono di voler difendere l’interesse nazionale dell’Italia e dall’altra le negano l’accesso senza condizioni al Meccanismo Europeo di Stabilità: un bambino alle elementari capirebbe che i fondi del MES sono preferibili all’emissione di nuovo debito, un risparmio di 6 miliardi in 10 anni. Immaginate quanti ospedali, borse di studio o progetti di ricerca si potrebbero finanziare con 6 miliardi, ma ovviamente è impossibile fare affidamento sul senso delle risorse della Lega Nord, se riesce a perdere nel nulla ben 49 milioni di denaro pubblico.

L’Italia non ha bisogno di apprendisti stregoni, non ha bisogno della proposta nazional-populista della Lega e di Fratelli di Italia costruita sulle paure degli Italiani. All’Italia serve fiducia. Con il decreto liquidità questa maggioranza applica il Lodo Draghi e attiva 400 miliardi di fiducia per le imprese italiane. La stessa fiducia che la maggioranza ripone nel governo con l’invito di attivarsi per favorire il rilancio degli investimenti e della riduzione del carico fiscale.

 

(Estratto dalla dichiarazione di voto sul decreto Liquidità, 26 Maggio 2020)

Lascia un commento

L'indirizzo mail non verrà reso pubblico. I campi richiesti sono segnati con *