Pubblichiamo la proposta di parere alternativa dei deputati Pd sulla Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2018.
Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati
Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2018
PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DAI DEPUTATI
MIGLIORE, FIANO, CECCANTI, MARCO DI MAIO, GIORGIS, POLLASTRINI
La I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni),
- esaminata, per le parti di propria competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (esame Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati), che rappresenta il principale documento di politica economica e di bilancio con il quale il Governo, in una prospettiva di medio-lungo termine, traccia gli impegni e gli indirizzi delle politiche pubbliche di consolidamento finanziario e di spesa;
- valutato che la presente Nota è stata trasmessa alle Camere con estremo ritardo, contravvenendo al termine del 27 settembre previsto dall’articolo 7, comma 2, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e determinando, conseguentemente, una compressione del tempo necessario per l’esame parlamentare del documento;
- preso atto che la Nota desta forti preoccupazioni per il futuro del Paese, perché presenta una errata strategia di rafforzamento dell’economia nazionale, peggiora la nostra esposizione agli effetti dell’instabilità finanziaria, non determinata dai solidi fondamentali economici dell’Italia ma dalla scarsa credibilità internazionale del Governo, e rischia di compromettere la fiducia faticosamente acquisita grazie ai Governi della scorsa legislatura, che ha consentito di percorrere dal 2014 un chiaro sentiero di ripresa caratterizzato da tassi di crescita del PIL sempre maggiori e una costante diminuzione del debito pubblico;
- considerato che la Nota propone un quadro di finanza pubblica imprudente e difficilmente sostenibile, anche perché corredato da strumenti di politica economica, finanziati in deficit nonostante siano stati presentati per anni come dotati di adeguata copertura finanziaria, ancora non definiti nel dettaglio, ma che non sembrano in grado di garantire i previsti risultati di crescita, stimati nell’1,5 per cento per il 2019, 1,6 per cento per il 2020 e 1,4 per cento per il 2021, come confermato da tutti i previsori internazionali, a partire dal FMI, che ha rivisto al ribasso le prospettive di crescita per il nostro Paese;
- considerato che il documento in esame ammette di proporsi, in osservanza al cosiddetto Contratto di Governo, “ambiziosi obiettivi in campo economico e sociale, dall’inclusione al welfare, dalla tassazione all’immigrazione. Vi è inoltre una pressante esigenza di conseguire una crescita più sostenuta dell’economia e dell’occupazione e di chiudere il divario di crescita che l’Italia ha registrato nei confronti del resto d’Europa nell’ultimo decennio”;
- premesso che tale ambizione comporterà un indebitamento netto pari al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020 e all’1,8 per cento nel 2021, nella speranza di conseguire una crescita del PIL di almeno l’1,5 per cento nel 2019 e l’1,6 per cento nel 2020 e, nel lungo periodo, addirittura una crescita più forte rispetto al resto dell’Europa;
- ritenuto impossibile valutare, dai dati riportati, se la manovra tracciata sia effettivamente in grado di promuovere una crescita dell’economia e dell’occupazione tale da generare le ottimistiche previsioni di crescita indicate dal Governo, ma quello che è già possibile verificare sono le reazioni dei mercati finanziari ed azionari, con il brusco innalzamento dei differenziali sugli interessi dei nostri titoli pubblici ed il corrispondente calo delle quotazioni dai valori di borsa;
- considerato che tali andamenti si inseriscono in una nuova congiuntura che, come rilevato dalla stessa Nota di variazione, risente marcatamente del peggioramento delle esportazioni, originato dall’affermarsi di politiche commerciali e industriali di stampo protezionistico; un approccio perseguito da quei governi che paradossalmente vengono indicati dalle forze di Governo come modelli di riferimento e come partner politici privilegiati;
sui temi di più stretta competenza della Commissione Affari Costituzionali,
- ricordato che il precedente Governo aveva già autorizzato, nella legge di bilancio per il 2018,assunzioni straordinarie – in aggiunta cioè alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente – nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco fino a complessive 7.394 unità per il quinquennio 2018-2022, finalizzate, tra l’altro, all’incremento dei servizi di prevenzione e di controllo del territorio e di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica;
- evidenziato come, nonostante i ripetuti annunci, anche durante la Conferenza stampa di presentazione del DEF, circa un piano straordinario di assunzione per diecimila donne e uomini delle forze dell’ordine, nel documento in esame non vi sia traccia degli stanziamenti utili a realizzare le suddette promesse, rendendo pertanto inattuabile l’obiettivo delle 106.000 presenze in servizio introdotto dalla Legge Madia e impedendo così anche di alleggerire il carico di lavoro immane di operatori che hanno l’età media anagrafica più alta d’Europa;
- preso atto che nel documento in esame non si ravvisano neppure le risorse sufficienti ad affrontare la ormai prossima scadenza contrattuale per oltre 470.000 operatori del Comparto sicurezza e difesa, circostanza che ha profondamente destabilizzato tutti gli operatori di un settore estremamente sensibile per la delicatezza e specificità dei compiti da esso assolti;
- premesso che l’articolo 81 della Costituzione, come è noto, consente il ricorso all’indebitamento solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere a maggioranza assoluta, al verificarsi di eventi eccezionali, implicitamente affermando che il ciclo economico debba essere oggettivamente negativo;
- valutato che, sotto il profilo della legittimità costituzionale, la Relazione di accompagnamento alla Nota di aggiornamento al DEF sembra prefigurare una doppia violazione dell’articolo 81 della Costituzione: da un lato perché considera il ciclo economico negativo non in termini assoluti e oggettivi, come nel caso di stagnazione o recessione, ma in relazione a ciò che soggettivamente il Governo prevedeva e sperava; e dall’altro perché non vi è traccia neppure di quegli eventi eccezionali, come le straordinarie ondate migratorie o il terremoto, quali presupposti per l’indebitamento nelle scorse legislature;
- valutato che il gravissimo accadimento relativo al Ponte Morandi di Genova – che certamente può giustificare un qualche scostamento dagli obiettivi per finanziare un piano straordinario di manutenzione delle infrastrutture viarie – non è certo sufficiente a giustificare da solo, quale evento eccezionale, l’enorme deficit
previsto per finanziare la spesa corrente; - ritenuto che quanto riportato prospetti dunque un quanto mai illegittimo ricorso all’indebitamento, assolutamente al di fuori dei limiti costituzionali imposti dall’articolo 81, secondo comma, della Costituzione, non essendo il ciclo economico, allo stato attuale, negativo in termini oggettivi, e mancando anche quegli eventi eccezionali, quali le straordinarie ondate migratorie, le alluvioni o i terremoti,
esprime
PARERE CONTRARIO