di Giovanni Cominelli
L’Istituto Cattaneo ha pubblicato in questi giorni una ricerca condotta su incarico della Foundation for European Progressive Studies (FEPS) e della Friedrich-Ebert-Stiftung (FES), avente quale oggetto “The impact of Covid-19 pandemic crisis on European public opinion” in 6 Paesi: Italia, Spagna, Germania, Francia, Polonia, Svezia.
Il progetto di ricerca consta di due rilevazioni, la prima delle quali è stata condotta tra il 17 dicembre 2020 e il 15 gennaio 2021 . La seconda indagine è prevista per il mese di settembre 2021.
Quella appena pubblicata offre materiali di studio preziosi per comprendere quali movimenti di opinioni e di credenze ci lascia il passaggio del Covid in terra europea. Si tratta di percezioni, come ovvio. Ma è a partire da queste che si fanno le scelte individuali e collettive del futuro prossimo.
De sei aspetti esaminati nella ricerca, riferiamo qui solo di alcuni, che ci paiono più pregnanti di conseguenze sul piano politico.
Per quanto concerne la fiducia nelle istituzioni, i giudizi positivi prevalgono in quasi tutti i Paesi, “a conferma dell’ipotesi secondo cui la domanda di rassicurazione e la consapevolezza che per difendersi dalla pandemia sia necessaria un’azione collettiva coordinata dalle istituzioni”. Di qui atteggiamenti tendenzialmente positivi nei confronti delle autorità pubbliche.
Questo fenomeno risultava tuttavia particolarmente marcato nel caso dell’Italia. Nonostante il tradizionale basso livello di fiducia nei confronti delle istituzioni politiche nazionali – Parlamento, partiti, Governo – confermato dal fatto che il M5S ha raccolto nel 2018 quasi il 33% dei voti per quasi 11 milioni di elettori, in Italia si sono registrati tassi di approvazione tra i più elevati rispetto agli altri Paesi sia per il sistema sanitario – 74% di giudizi positivi contro una media europea del 63% – sia per i governi regionali e locali – 59% contro una media europea del 40% – sia per il governo nazionale: 58% contro una media europea del 48%.
Meno clementi sono le opinioni pubbliche circa le politiche di gestione dell’economia. Tuttavia emerge un dato sorprendente: i giudizi positivi sull’Unione europea superano di 10 punti percentuali quelli negativi. L’Unione Europea ha ribaltato “l’immagine austera e impietosa data durante e dopo la Grande Recessione”. L’euroscetticismo sembra per il momento in ritirata. Il che spiegherebbe la recente conversione europeista di Salvini, rispetto alla quale non ha senso soffermarsi a chiedere se sia vera o fasulla: risponde semplicemente a criteri di consenso.
La ricerca ha indagato sulle risposte ai dilemmi politici del Covid che tuttora occupano il dibattito pubblico, perché attraversano la mente dei cittadini e perciò il sistema dei partiti e richiedono decisioni di governo. Dilemmi che hanno deciso delle elezioni americane. Sono state e sono principalmente due: salute/ libertà; salute/ lavoro.
Per quanto riguarda “salute vs. libertà”, in 5 Paesi su 6, ha prevalso nell’opinione favorevole il valore della difesa della salute rispetto alla “difesa della libertà individuale”. La media è del 42% rispetto al 35%. Ad eccezione della Francia, dove “libertà” prevale al 39% rispetto a “salute” al 33%.
I valori cambiano rispetto al secondo dilemma: “salute vs. lavoro”: la media dei 6 Paesi assegna il 39% a “lavoro” e il 34% a “salute”. Qui però le differenze tra i Paesi sono significative: Germania, Spagna e Svezia scelgono la salute, Francia, Italia e Polonia scelgono il lavoro. In Italia: 38% il lavoro, 35% salute. In Germania: 35% il lavoro, 36% la salute.
Collocati questi dilemmi nel dibattito interno ai partiti e tra i partiti, in Italia, Spagna, e in misura minore in Germania e Francia, “i partiti di destra tendono a sostenere politiche che favoriscono la protezione del lavoro, mentre i partiti di sinistra tendono a sostenere politiche che danno la priorità alla tutela della salute pubblica”. Come a dire: la destra è il nuovo partito del lavoro. Ma in Polonia la correlazione è inversa: qui il partito più a destra, PiS, sostiene la tutela della salute pubblica, mentre i partiti di sinistra tendono ad essere più a favore della protezione del lavoro.
In Italia, appare evidente un avvicinamento degli elettorati del PD e del M5S sulla preferenza per la salute, mentre gli elettorati di Fi, FdI e Lega sono più vicini sul lavoro. Il Covid ha avviato un bipolarismo attorno alle risposte al dilemma: salute/lavoro.
Il Covid ha favorito la giustizia sociale e la coesione sociale? Il 56% europeo ritiene che la distribuzione di denaro pubblico abbia favorito i ricchi, il 19% che abbia favorito i poveri. È incerto il 25%. E, quanto alla coesione sociale, la media del 56% ritiene che siano aumentate le divisioni sociali, il 30% che sia cresciuta la solidarietà, il 19% è incerto.
Scienza e bufale? Secondo il 43% è falso che il virus sia un’arma biologica diffusa intenzionalmente dalla Cina; è vero per il 27%, è incerto per il 30%. Ed è falso per il 69% che la tecnologia del 5G favorisca una diffusione più veloce del virus, è vero per il 9%, é incerto il 22%. Così come è falso per il 52% che il virus sia stato diffuso dalle multinazionali farmaceutiche per poter lucrare sui vaccinI; ma è vero per il 22%, è incerto il 26%. Il Coronavirus è una bufala? Falso il 79%, vero l’8%, incerto il 12%.
La ricerca documenta come in tutti i Paesi esaminati la tendenza ad aderire a teorie cospirative o a diffidare della scienza sia più frequente tra le persone che si collocano a destra che tra le persone che si collocano a sinistra. Tuttavia, l’Italia è il Paese nel quale queste differenze tra elettorato di destra e quello di sinistra risultano più accentuate. Questi atteggiamenti sono fortemente correlati con l’indisponibilità/disponibilità a vaccinarsi. In Francia, oltre la metà degli intervistati considera improbabile l’eventualità di sottoporsi a vaccinazione. In Italia si dichiara non disponibile un terzo del campione.
Come appare evidente dalla ricerca, la coscienza europea e quella degli Italiani esce frastagliata e contraddittoria dal trauma del Covid. Il che complica la domanda politica e perciò l’offerta. La Destra sovranista e nazionalista e la Sinistra dei diritti degli ultimi dieci anni – da quando la crisi finanziaria è diventata economica per gli Italiani – escono parzialmente cambiate dal cerchio di fuoco del Covid-19. Il M5S è la prima vittima di questo passaggio, ma tocca anche al PD. Erede, almeno per una parte, della storia del Movimento operaio, si trova a competere con una destra neo-lavorista.
Pubblicato su http://www.santalessandro.org/ il 10/04/2021
E’ stato consigliere comunale a Milano e consigliere regionale in Lombardia, responsabile scuola di Pci, Pds, Ds in Lombardia e membro della Commissione nazionale scuola, membro del Comitato tecnico scientifico dell’Invalsi e del CdA dell’Indire. Ha collaborato con Tempi, il Riformista, il Foglio, l’ Avvenire, Sole 24 Ore. Scrive su Nuova secondaria ed è editorialista politico di www.santalessandro.org, settimanale on line della Diocesi di Bergamo.
Ha scritto “La caduta del vento leggero”, Guerini 2008, “La scuola è finita…forse”, Guerini 2009, “Scuola: rompere il muro fra aula e vita”, BQ 2016 ed ha curato “Che fine ha fatto il ’68. Fu vera gloria?”, Guerini 2018.