di Ileana Piazzoni
Capisco che le opinioni in questo periodo non possano che viaggiare sull’onda dell’emotività, ma vorrei sommessamente ricordare che la Cina è un regime totalitario, particolarmente pericoloso grazie al suo altissimo livello tecnologico. La censura ha raggiunto livelli di accuratezza senza precedenti, grazie alla tecnologia di riconoscimento facciale e vocale.
Sorvolo sulle responsabilità del governo cinese rispetto alla sottovalutazione dell’epidemia, già in corso a dicembre ma ignorata dal governo; ricordo che a Wuhan la gestione della prima fase è stata talmente disastrosa che il sindaco Zhou Xianwang si è dimesso, dato che il governo è stato ben attento a far ricadere le colpe sui funzionari locali.
La quarantena attuata a Wuhan è stata brutale. La mancanza di informazioni per i cittadini è stata determinante, in senso negativo. Li Zehua, ex giornalista di CCTV, che stava documentando quanto stava accadendo nella città comprese le violenze verso i cittadini, è stato arrestato. Altri giornalisti sono scomparsi.
“Da quando è iniziata l’epidemia, Wuhan si è trasformata nello stridente racconto di due storie diverse: una versione degli eventi approvata e depurata dal governo cinese – e una realtà molto differente sul terreno”, scrive Suzanne Nossell su Foreign Policy.
Ecco la differenza: “Cittadini privati hanno postato video con il cellulare mentre la quarantena veniva imposta con la forza brutale: vicini e passanti che vengono trascinati e presi a calci mentre urlano per i corridoi e poi dentro dei camion, lavoratori che prendono a martellate le porte di appartamenti privati. Nel frattempo, i media controllati dallo Stato postavano un flusso costante di allegri frammenti di video che mostravano presunti pazienti danzare dietro i loro letti di ospedale”.
Ora l’epidemia sembra sotto controllo, ma forse sarebbe bene chiedersi quali sono gli ultimi dati ufficiali, certificati dall’Oms: secondo Formiche.net l’ultimo report della Commissione congiunta Cina-Oms sul Covid-19 risale alla settimana del 16-24 febbraio. Quasi un mese fa. E nessuno ha chiaro quando la quarantena finirà e cosa succederà dopo.
Il Presidente Xi Jinping ha comunque già fatto il suo ingresso trionfale a Wuhan, su cui lui e il partito comunista cinese stanno costruendo meticolosamente la narrazione della vittoria sul male, criticando le democrazie perché non sarebbero disposte a rinunciare alle loro libertà per difendere la salute dei cittadini.
Il regime è molto attento alla sua immagine nel mondo: ora ha assunto la parte del Paese generoso che offre materiali sanitari e consigli agli altri governi. Offre si fa per dire, perché in realtà le loro industrie stanno riprendendo a produrre e hanno bisogno di vendere, come è naturale.
Ora, che noi si abbia un Ministro degli Esteri (e in generale il suo partito di riferimento) un tantino sbilanciato verso la Cina, è cosa nota (sui motivi ci si tornerà).
Ma vedo troppe persone che sembrano aver perso il senso di realtà, di fronte a una propaganda che – per quanto mi riguarda – è persino buffa per quanto grossolana.
Esperta di politiche sociali. È stata consigliere comunale ed assessore alle Politiche Sociali del comune di Genzano (Rm). Ha lavorato presso le segreterie politiche della Presidenza del Consiglio Provinciale di Roma e dei Gruppi del Consiglio Regionale del Lazio. Eletta nel 2013 deputata con SEL, nel 2014 sceglie di sostenere l’esecutivo Renzi e aderisce al PD. È stata Segretaria della XII Commissione (Affari Sociali) della Camera dei Deputati e relatrice del disegno di legge sul contrasto alla povertà.