di Carlo Fusaro
Maurice Duverger di cui si ricorda il decimo anniversario della morte fu un politologo o un costituzionalista?
Domanda posta male: fu un grande studioso e riformatore delle istituzioni politiche. Missione per la quale serve un approccio empirico ma anche onnicomprensivo, il metodo combinatorio di cui parla Stefano Ceccanti ma che è stato e resta quello della scuola realista del costituzionalismo contemporaneo.
Non a caso nella Francia di Duverger, diversamente dall’Italia orlandodipendente si studiava e insegnava « droit constitutionnel et des institutions politiques ». Negli ultimi decenni la specializzazione estrema anche nelle scienze sociali ha portato in molte sedi a una rigida separazione: e si parla solo di diritto costituzionale.
È un peccato, in particolare se si studiano le forme di governo.
Duverger dell’approccio integrato fu un maestro e non a caso una delle sue opere più influenti fu quella del 1951, pionieristica, sui partiti politici; per non parlare delle sue teorie in materia di legislazione elettorale e della sua proposta in materia di forma di governo.
Duverger fu il primo a sinistra a capire la crescente importanza della legittimazione diretta degli esecutivi: da cui la proposta dell’elezione del primo ministro come alternativa utile e promettente rispetto alla scelta di eleggere il capo dello Stato mantenendo il rapporto fiduciario fra governo e Parlamento (la soluzione emersa alla fine dal 1962 nella V Repubblica). Questa sua idea ha avuto in Italia epigoni e interpreti di vaglia: fu ben accolta da molti costituzionalisti a partire da Mortati, e poi soprattutto da Serio Galeotti e da Augusto Barbera.
Non è affatto un caso che la sua influenza si sia fatta sentire forte nella fase di passaggio dal Pci al Partito democratico della sinistra: quando proprio in Italia fu candidato (ed eletto) al Parlamento europeo a segnalare l’impegno riformista di quel partito che aveva capito che solo un regime maggioritario avrebbe permesso in Italia alla sinistra di governare.
Duverger fu parlamentare europeo dal 1989 al 1994. Tre anni dopo in seno alla commissione D’Alema la proposta primo ministeriale sarebbe stata quella del partito nella versione elaborata da Cesare Salvi (1997).
La specificità della riformulazione italiana sta nel coordinamento e nel collegamento con l’elezione del Parlamento: decisivo rafforzamento della proposta duvergeriana.
Resta il debito ideale e culturale verso questo grande e influente studioso dei regimi parlamentari del XX secolo.
Presidente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. Già professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare nell’Università di Firenze e già direttore del Dipartimento di diritto pubblico. Ha insegnato nell’Università di Pisa ed è stato “visiting professor” presso le università di Brema, Hiroshima e University College London. Presidente di Intercultura ONLUS dal 2004 al 2007, trustee di AFS IP dal 2007 al 2013; presidente della corte costituzionale di San
Marino dal 2014 al 2016; deputato al Parlamento italiano per il Partito repubblicano (1983-1984).