di Massimiliano Santini
Due sorprendenti vittorie elettorali in Baviera e in Assia hanno rilanciato in ottobre il partito dei Verdi in Germania. In Baviera, uno degli stati più ricchi del paese, i Grünen hanno ottenuto il 17,5% dei voti e sono diventati il secondo partito più votato, quasi raddoppiando il consenso ottenuto alle elezioni del 2013. Solo nel distretto elettorale di Monaco-Centro, tradizionale roccaforte del partito socialdemocratico SPD, i Verdi hanno ottenuto il 42,5%, mentre la SPD ha perso quasi la metà dei voti. Nel vicino stato dell’Assia, che include la capitale finanziaria europea Francoforte, i Verdi hanno raggiunto il 19,8% dei voti: un aumento di quasi il 9% rispetto alle ultime elezioni e il migliore risultato elettorale di sempre. Cosa insegnano ai liberal-democratici e progressisti italiani questi successi, ottenuti dopo anni di opposizione in Baviera e altrettanti di governo in Assia?
Vittorie frutto del rinnovamento
Queste vittorie sono frutto di un rinnovamento programmatico in senso pragmatico, e del conseguente allargamento del bacino elettorale, che affonda le radici nell’esperienza di governo fatta con la SPD durante il cancellierato di Gerhard Schröder, a fine anni Novanta. Partendo dal tradizionale bacino elettorale di sinistra come trampolino di lancio verso l’area politica del centro, i Verdi tedeschi hanno riformulato le loro consuete politiche ambientaliste in chiave di trasformazione produttiva green, hanno dato risposte concrete e univoche a temi scottanti come immigrazione e sicurezza, e abbracciato cause come il patriottismo, solitamente appannaggio del partito conservatore della CDU – Robert Habeck, uno dei leader dei Verdi, ha pubblicato nel 2008 un libro sul cosiddetto ‘patriottismo positivo’.
Il risultato è stata un’evoluzione del proprio elettorato sui due lati dello spettro politico. In Baviera, i Verdi hanno sottratto circa 180.000 voti ai conservatori della CSU (partito alleato alla CDU nel parlamento federale) e oltre 200.000 alla SPD; in Assia, hanno preso rispettivamente 90.000 voti alla CDU e più di 100.000 voti alla SPD. La trasformazione programmatica e, come vedremo, narrativa dei Verdi tedeschi può servire da modello all’area liberal-democratica e progressista italiana, che, proprio per non aver saputo rendere attuale la propria narrativa politica, oggi fatica a raccontare una visione del mondo che è cambiato.
Una nuova narrativa
Il rinnovamento programmatico dei Verdi tedeschi ha puntato all’elaborazione di una nuova narrativa politica. La sostenibilità ambientale rimane alla base della visione del futuro proposta ai cittadini, come per esempio l’abbandono dei combustibili fossili, ma i Verdi l’hanno reinterpretata in chiave di trasformazione produttiva green, tanto più rispettosa dell’ambiente quanto conveniente non solo per il settore privato che deve implementarla, ma anche per i cittadini, che, come consumatori, ne abbracciano i valori e ne traggono vantaggi. Questa trasformazione produttiva include chiari incentivi per le imprese a innovare le proprie tecniche produttive, i prodotti e i servizi offerti, per esempio offrendo sgravi fiscali alle imprese che innovano, o garantendo un supporto ai lavoratori la cui riqualificazione permetterà loro di adeguarsi a un mercato del lavoro in rapida evoluzione. I Verdi raccontano queste riforme focalizzandosi sulla rilevanza che hanno per i valori dei cittadini tedeschi, preoccupati per il riscaldamento globale e per il mondo che i loro figli erediteranno.
L’influenza americana
L’influenza in questa svolta pragmatica del Green New Deal rilanciato nel dibattito politico americano è chiara. Ne parla a gran voce Alexandria Ocasio-Cortez, astro nascente dei Democratici americani, appena eletta al Congresso, che reclama la necessità di un nuovo patto sociale basato su un imponente stimolo produttivo che offra ad ogni americano un lavoro nella nuova economia del futuro, basata al 100% su fonti di energia rinnovabili. Alexandria racconta l’ineluttabilità di questa trasformazione produttiva come l’unico modo possibile per creare la magnitudine di nuovi lavori necessari alla futura economia americana, all’interno di quei valori tipici dell’elettorato progressista di giustizia sociale ed economica. Una riforma che richiede lo stesso coraggio morale che negli anni Trenta permise l’introduzione del rooseveltiano New Deal e, negli anni Sessanta, le riforme per abbattere la povertà promosse dalla Great Society di Lyndon Johnson.
La tradizionale dicotomia ideologica destra-sinistra offre invece pochi strumenti per l’elaborazione di una narrativa politica alternativa a quella agguerrita e vincente dei partiti e dei movimenti populisti. Seguendo alla lettera Harold Rosenberg, secondo cui l’intellettuale è colui che “trasforma le risposte in domande”, in Italia e in Europa gli intellettuali e i politici dell’area liberal-democratica e progressista si sono sforzati ad ogni recente tornata elettorale di istillare dubbi ai cittadini invece che dare risposte concrete ai loro bisogni fisici ed emotivi. Al contrario, i populisti sono stati bravissimi ad elaborare una narrativa politica sintonizzata verso fasce sempre più ampie dell’elettorato italiano ed europeo. In Italia, secondo l’Istituto di Ricerche Demopolis, dopo sei mesi di governo, la coalizione populista Lega-M5S gode ancora del 60% delle intenzioni di voto.
Risposte pragmatiche sulla sicurezza
La nuova narrativa politica dei Verdi collega esplicitamente il rinnovato programma elettorale ai valori morali dei cittadini. A parità di strumenti di comunicazione usati, una narrativa politica di successo riesce, attraverso metafore, miti e storie, a presentare un tema specifico all’interno di una visione del mondo condivisa. Questo sforzo richiede una conoscenza profonda dei valori, dei bisogni e delle emozioni dell’elettorato di riferimento. Per esempio, i Verdi hanno sviluppato proposte su sicurezza e immigrazione in controtendenza rispetto a quelle progressiste tradizionali. Sulla sicurezza, i Verdi tedeschi hanno riconosciuto la percezione di insicurezza che provano i cittadini, a prescindere dalle reali statistiche, e dato risposte pragmatiche e adeguate: più forze di polizia, soprattutto in zone urbane ad alto rischio criminalità e dotazione di tecnologie più efficienti per combattere il crimine.
La sicurezza viene raccontata come elemento vitale per assicurare la vera libertà dei cittadini, un valore imprescindibile per una visione del mondo dove ognuno deve avere l’opportunità di vivere la vita che sceglie di vivere. Allo stesso tempo, i Verdi hanno appoggiato le politiche di accoglienza e inserimento dei rifugiati promosse dalla Cancelliera Angela Merkel, che dal 2014 ha permesso a oltre 1,5 milioni di rifugiati di richiedere asilo politico, richiedendo allo stesso tempo che l’immigrazione venisse strettamente regolamentata in tempi certi e rapidi. I Verdi hanno raccontato una visione della Germania aperta, tollerante, solidale, rispettosa delle regole, che offre una speranza di vita migliore a persone che scappano da gravi situazioni socioeconomiche e vogliono integrarsi nel paese d’accoglienza. Una visione anche lungimirante, perché sottende il riconoscimento dei vantaggi che gli immigrati offriranno nel lungo termine alla società tedesca.
Gli studi di Berkeley
George Lakoff, Direttore del Center for the Neural Mind and Society all’Università della California a Berkeley, ha studiato per anni la relazione tra i valori della società americana e gli orientamenti politici degli elettori. Lakoff ha messo in luce come i progressisti americani abbiano dato per scontato, per elitismo, saccenza o pigrizia, l’universalità dei propri valori morali. Ma i valori sono piuttosto collegati a un preciso contesto storico e orientamento filosofico, e come tali devono essere raccontati. Soprattutto durante le ultime elezioni presidenziali, che hanno visto trionfare Donald Trump, i progressisti hanno fallito nell’elaborazione di una narrativa politica che desse risposte a un elettorato preoccupato per la rapida globalizzazione, la delocalizzazione del lavoro e la crisi identitaria. Il secondo errore commesso dai progressisti, ancor più dannoso del primo, è stato l’avere parlato attraverso fatti e grafici, senza cogliere invece la necessità di raccontare una visione del mondo dove le politiche pubbliche proposte si collegano a valori morali, piuttosto che ai fatti. La neurolinguistica ci spiega infatti come il nostro cervello sia predisposto, attraverso millenni di evoluzioni genetiche, a cogliere un messaggio solo quando è inserito all’interno di una preesistente visione del mondo. In mancanza di quest’ultima, il messaggio non viene recepito, a prescindere dalla correttezza dei numeri e dei grafici con i quali viene spiegato.
Una visione del futuro che ha fatto presa
I Verdi hanno avuto successo in Baviera e Assia associando le proprie proposte a tradizionali valori liberal-democratici e progressisti quali l’empatia, la responsabilità sociale e personale, e il desiderio di migliorare il mondo nel quale viviamo. E questa visione del futuro ha fatto presa sugli elettori: secondo un sondaggio di Infratest dimap effettuato durante le scorse elezioni, alla domanda “Quale partito ha le risposte migliori alle domande del futuro?”, il 24% ha indicato i Verdi, il 14% la CDU, e il 13% la SPD. Il programma di politiche pubbliche presentato è stato pragmatico, moderato e progressista e ha incluso l’imponente rafforzamento delle infrastrutture, incluse quella per le automobili elettriche e quella digitale, il miglioramento del servizio sanitario nazionale, il potenziamento del sistema educativo e l’aumento dell’offerta di edilizia popolare.
I Verdi hanno poi fatto propri i simboli della Germania, sottraendoli al monopolio del partito populista di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). Per esempio, nello stato dell’Assia, i Verdi hanno fatto campagna elettorale all’insegna dell’‘Heimat’, che significa casa, radici, paese d’origine, identità, un concetto patriottico tradizionalmente associato alla destra. In politica estera, hanno apertamente osteggiato l’aggressività della Russia e accettato l’uso di una forza internazionale per la salvaguardia dei diritti umani. Infine, i Verdi hanno abbracciato tout court l’idea di Europa come unico quadro di riferimento che permetta alla Germania di prosperare in un mondo sempre più dominato da Stati Uniti e Cina. Il risultato programmatico-narrativo è stato una nuova visione del mondo offerta ai propri cittadini, basata su politiche pubbliche chiare e specifiche, raccontate attraverso una retorica di speranza.
Gli straordinari successi dei Grünen nei due Länder della Baviera e Assia, a scapito dei partiti tradizionali CDU-CSU e SPD, hanno molto da insegnare all’area liberal-democratica e progressista italiana, soprattutto in vista delle prossime elezioni europee del Maggio 2019. Mentre l’AfD ha fomentato il proprio elettorato con la paura verso i rifugiati, verso una società che cambia e verso la perdita di identità e delle antiche sicurezze, i Verdi si sono concentrati sull’elaborazione di una nuova narrativa politica che, partendo dai temi tradizionali dell’ambientalismo si è evoluta fino ad abbracciare nuovi temi come trasformazione produttiva green, sicurezza e immigrazione.
Un contraccolpo al contraccolpo
Queste nuove tematiche potevano dunque essere collegate sia al sistema di valori del proprio elettorato tradizionale come anche dell’elettorato conservatore. Una vittoria, quella dei Verdi, che come scrive il New York Times è stata un “contraccolpo al contraccolpo [dell’avanzata della AfD], a favore dell’ethos prevalente nel paese”. I Verdi hanno posto l’enfasi su una visione del mondo basata sulla speranza, piuttosto che combattere i populisti sul piano della paura. Come ha detto Mark Lilla, politologo della Columbia University, in un confronto tra speranza e paura, la speranza vince sempre.
Massimiliano Santini. Policy Leaders Fellow, European University Institute. Economista (in aspettativa) alla Banca Mondiale. Email: massimiliano.santini@eui.eu LinkedIn: www.linkedin.com/in/massisantini Twitter: @massisantini