di Carlo Fusaro
Ho religiosamente ascoltato il discorso alla Camera di Giuseppe Conte. Non mi pare ci abbia riservato sorprese.
A) Chi sperava in ammorbidimenti che indicassero una ripresa dei rapporti fra tutti i partiti della maggioranza dell’agosto 2019, mi pare debba considerarsi deluso. Non vedo spiragli, ad oggi, verso ItaliaViva e Renzi. Conte non ravvisa alcun fondamento per la crisi; ritiene di aver fatto ogni sforzo per evitarla; giudica che non si possa recuperare un clima di fiducia con Renzi. La sfida all’O.K. continua.
B) Conte rilancia, vuol voltare pagina (ipse dixit), vuole e conta su una maggioranza più coesa. Curiosità.
C) Coerentemente Conte presenta (i) un orgoglioso bilancio del suo secondo governo (il primo lo ha ormai archiviato e forse se ne vergogna un po’); (ii) si presenta come campione dell’UE; (iii) propone un programma di fine legislatura “all inclusive” che dopo il passaggio parlamentare vuole sottoporre per discussione e sanzione alla sua maggioranza.
D) Per l’una e l’altra cosa (bilancio + programma futura), Conte ripropone sé stesso, la maggioranza senza IV, un potenziale ma imprecisato allargamento a tutte le persone di buona volontà.
E) Per il resto, certamente in parte migliorato come oratore, Conte è quello di sempre, con tendenza irresistibile alla pedante elencazione davvero di stampo andreottiano di tutto e del contrario di tutto. Frasi politicamente rilevante ne ha pronunciate, la sfida di Renzi l’ha raccolta e rilanciata: per il resto nessun focus (tranne l’Europa forse) e un catalogo infinito lungo 50 minuti di tutto, dal PNRR alle misure per il turismo, l’agroalimentare, i disabili, la riforma fiscale, quella delle politiche attive del lavoro, mini-riforme istituzionali, legge elettorale proporzionale: francamente esasperante. Nessuno lo accuserà di fare il piacione per le tv.
F) Al PD (e alle altre forze) ha offerto: (i) la disponibilità di conferire la delega ai servizi segreti (“non ho tempo di occuparmene”), forse l’unica novità (ii) un limitato rimpasto di governo (imposto comunque dalle circostanze a meno che non volesse occuparsi di agricoltura!); (iii) il citato patto di fine legislatura e un rinnovato vincolo politico.
Vediamo. Alla Camera se la cava bene di sicuro. Al Senato chissà.
Presidente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. Già professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare nell’Università di Firenze e già direttore del Dipartimento di diritto pubblico. Ha insegnato nell’Università di Pisa ed è stato “visiting professor” presso le università di Brema, Hiroshima e University College London. Presidente di Intercultura ONLUS dal 2004 al 2007, trustee di AFS IP dal 2007 al 2013; presidente della corte costituzionale di San
Marino dal 2014 al 2016; deputato al Parlamento italiano per il Partito repubblicano (1983-1984).