L’attenzione dei media da giorni è catturata dall’esito del primo turno delle elezioni presidenziali in Austria e dalla possibile “chiusura” del Brennero. Comprensibilmente. Eppure mille sono i volti dell’Europa. Pochi giorni fa, ad esempio, grazie all’iniziativa dei “corridoi umanitari”, promossa dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con i Ministeri degli Esteri e degli Interni e finanziata con i fondi dell’8 per mille della Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi), sono giunti nel nostro paese, dal Libano, altri 94 profughi. E proprio la Comunità di Sant’Egidio ha lanciato un appello per un Sinodo ecumenico dei cristiani europei volto a discutere per l’appunto del fenomeno dei flussi migratori. Intanto ora è sindaco di Londra Sadiq Khan, del Labour, musulmano e figlio di immigrati pachistani.
A conferma che nello scenario europeo e internazionale si agitano spinte contrastanti e che vi sono varie opzioni e possibilità. Il pluralismo, ormai, non riguarda semplicemente le opinioni politiche, ma rappresenta una sorta di quintessenza del villaggio globale: tante comunità, tante culture, tradizioni antiche che si uniscono a quelle più recenti e magari ad altre “inventate” da poco. Istanze universali e cosmopolite accanto ad altre legate alla dimensione locale e al “territorio”, non senza pulsioni e rigurgiti xenofobi, espressione di insicurezza e di paura. Insomma: non il semplice “crogiolo”, bensì la compresenza di aspetti almeno apparentemente dissimili. Proprio il nuovo primo cittadino della capitale del Regno Unito, ad esempio, è figlio di una comunità etnica e religiosa e nel contempo, da avvocato, si è battuto per anni per l’affermazione e il rispetto dei diritti individuali e delle libertà dei più deboli, degli emarginati, degli esclusi, pronunciandosi poi in Parlamento a favore delle nozze gay.
Come dire che certe nostre antinomie – persona e comunità, libertà e tradizione, uguaglianza e differenza – non sempre sono tali nella realtà odierna. Non di rado, anzi, si trovano condensate in nuovi principi e in nuovi valori, quali l’importanza attribuita in misura crescente al contributo che ciascuno può apportare al proprio gruppo di origine e agli altri. Orgoglio individuale e collettivo e rispetto per gli altri, dunque. La comunità di appartenenza viene sempre più concepita come risorsa per il singolo, non come limite e prigione. E ognuno, grazie al proprio peculiare background, può ampliare l’orizzonte e la prospettiva altrui. Non solo: nell’Europa e nel mondo globale di oggi si intrecciano equilibrio e disarmonie, ricerca della condivisione e conflitto, tensioni intra e interpersonali . Importante, però, è tenere costantemente a bada la distruttività e le sue infauste conseguenze.
Psichiatra e psicoterapeuta con la passione per la politica e la filosofia. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022) e la silloge poetica Nescio. Non so (Helicon 2024) È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).