di Danilo Di Matteo
Gli interventi di Giovanni Cominelli e di Carlo Fusaro, in apparenza lontani, si occupano degli aspetti paradossali della (post)democrazia.
È infatti il principio liberaldemocratico dell’eguale rispetto per ciascuna e per ciascuno che, preso e interpretato in modo piatto e meccanico, porta agli eccessi e alle degenerazioni del “politically correct”. E, di paradosso in paradosso, si può approdare all’opposto della lettera e dello spirito di quel principio: tale è l’antisemitismo. Una contraddizione rispetto allo stesso “politically correct”.
E, per dirne un’altra, il free speech, che fa della libertà di parola non solo un diritto bensì anche una virtù, può contraddire e contrapporsi alla sua stessa matrice liberale e democratica. Per non parlare delle varie letture “contestuali” dei fatti e delle situazioni: sono propri dello spirito empirico e liberale e della stessa matrice anglosassone della democrazia contestualizzare e scorgere ogni cosa in riferimento, in relazione (il relativismo) alle altre. E tuttavia, estremizzando ciò, si smarrisce ogni coordinata, si perde la bussola.
Come non ricordare il vecchio paradosso di Böckenförde, secondo il quale lo Stato liberal-democratico vive di presupposti che non può difendere?
E, con la lucida riflessione di Fusaro, dal paradosso si può forse passare all’aporia. È arduo, come nota l’autore, rafforzare le nostre democrazie zoppicanti limitandosi a invocare partiti più forti, autorevoli e responsabili. Occorrerebbero regole. Regole volte a garantire delle democrazie governanti. Ma chi può scriverle, se non le stesse forze politiche? E, trattandosi delle regole del gioco e quindi di una sorta di prius, non servirebbero un accordo ampio tra di esse, uno spirito costituente, un vero e proprio patto che coinvolga e includa i più? Ecco il punto: saranno capaci di ciò gli attuali soggetti politici? Insomma: credo che la riforma del sistema politico non possa che procedere insieme all’autoriforma delle forze in campo e che a tal fine occorrano il contributo e la spinta dei cittadini. Dal canto nostro dovremmo lavorare tenacemente per un riformismo di popolo.
Psichiatra e psicoterapeuta con la passione per la politica e la filosofia. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022) e la silloge poetica Nescio. Non so (Helicon 2024) È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).