di Lorenzo Gaiani
Poi ci sono quelli che proprio non ci arrivano. E lì c’è poco da fare.
Prendete Piero Ignazi (nella foto) che – in un articolo su Repubblica del 5 agosto dal titolo Ora il Pd pensi ai più deboli – espone la tesi, in verità non nuovissima, per cui la sinistra perde consenso fra la gente comune perché al fondo la disprezza e non ne considera i bisogni in termini di sicurezza e di promozione sociale.
Nello scenario italiano dice che a rovinare tutto è stato Renzi che maltrattava i sindacati, mentre leghisti e grillini promettono ai meno abbienti “ampie provvidenze sociali”, e che il PD dovrebbe controbattere sullo stesso piano prospettando “interventi più incisivi” (non dice quali) per migliorare la vita delle classi popolari “anche attivando leve pubbliche” (cioè?). Chiude ironizzando sui “sussiegosi economisti” (lui non lo è, e si vede) che si indigneranno di fronte alle sue proposte.
Ora, fissiamo alcuni punti: le “ampie provvidenze sociali” leghiste e grilline o sono rimaste sulla carta o sono state un fallimento. Tipo il reddito di cittadinanza, macchinoso e assai meno capiente di quanto promesso in campagna elettorale. Oppure Quota 100, che non ha minimamente intaccato – e per fortuna – l’impianto della legge Fornero ma ha al massimo svuotato un po’ di più gli uffici pubblici già penalizzati dal mancato turn over del personale.
E’ per questo che i grillini stanno colando a picco e la Lega si concentra sulle questioni muscolari tipo il decreto sicurezza: se dovessero parlare di quello che hanno fatto davvero sarebbero in grandissimo imbarazzo.
A dirla tutta il vero obiettivo della Lega è il taglio delle tasse, che lascerà pochi spiccioli (e talvolta nemmeno quelli) nelle tasche dei meno abbienti e renderà ancora più ricchi i ricchi (i quali ricchi hanno votato massicciamente a destra, come hanno sempre fatto e sempre faranno, al di là di tutte le battute sul “partito delle ZTL”).
Il rispetto per i sindacati, poi, si è concretizzato nel convocarli a due tavoli distinti dove due diverse delegazioni governative hanno illustrato due progetti diametralmente opposti: al mio paese questa si chiama presa in giro.
Quanto ai rimedi suggeriti al PD, a parte la loro vaghezza andrebbero inevitabilmente armonizzati con i vincoli europei, a meno che Ignazi non si iscriva in quella frangia della sinistra presidiata da Fassina che ritiene la UE un complotto dei padroni.
Ma è la chiusa del suo articolo a tradirlo: a Ignazi della sinistra e delle classi meno abbienti non interessa un tubo. A lui interessa regolare i conti con altri accademici (magari gli stessi che – giustamente – lo hanno cacciato dalla direzione del “Mulino” dopo soli due anni), in un conflitto baronale che è più aspro di qualsiasi scontro politico.
Motivo in più per non dargli retta.