di Giorgio Tonini
Il blitz del 20 luglio in Senato potrebbe rivelarsi la Pearl Harbor dei populisti italiani.
Colpendo e affondando il governo Draghi, pensano di aver colpito a morte il simbolo della migliore cultura politica italiana, il riformismo di matrice degasperiana, europeista e atlantista, meritocratico e solidale, innovatore e ambientalista, cultore dei diritti e custode dei doveri.
Potrebbero invece scoprire di avere risvegliato un gigante addormentato.
Lo si era intravisto, il gigante, nella vasta mobilitazione dei giorni scorsi: civile, sociale, culturale e politica, a sostegno della prosecuzione del governo Draghi.
Lo si deve vedere appieno ora, nella conversione di quel vasto movimento trasversale in un corale appello a Mario Draghi perché rimetta il suo mandato non solo nelle mani del Parlamento e in quelle del Presidente della Repubblica, ma anche in quelle del popolo sovrano.
Che siano gli italiani a decidere col loro voto il destino dell’Agenda Draghi.
Perché questo sia possibile, è necessario che gli italiani che vogliono votarla, quell’Agenda, insieme al leader che la incarna, la trovino sulla scheda elettorale.
Per il bene dell’Italia (e dell’Europa) si deve convincere Draghi a mettersi alla testa di una grande alleanza trasversale, di forze politiche, movimenti sociali, esperienze civiche, energie imprenditoriali, risorse intellettuali e morali, unite dall’obiettivo di proseguire l’azione e portare a termine il programma incompiuto del governo Draghi.
Se il gigante si alza, chi lo ha risvegliato si accorgerà di aver basato le sue anguste e grette ambizioni su calcoli del tutto sbagliati.
Consigliere provinciale a Trento e presidente del gruppo del Partito Democratico del Trentino. Componente della Presidenza di Libertà Eguale.
Senatore dal 2001 al 2018, è stato vicepresidente del gruppo del Partito democratico in Senato, presidente della Commissione Bilancio e membro della segreteria nazionale del Pd.
E’ stato presidente nazionale della Fuci, sindacalista della Cisl, coordinatore politico dei Cristiano sociali e dirigente dei Democratici di Sinistra.
Tra gli estensori del “Manifesto per il Pd”, durante la segreteria di Walter Veltroni è stato responsabile economico e poi della formazione del partito.