di Pietro Ichino
Le loro riforme presuppongono un sistema elettorale maggioritario, ma questo impedisce la nascita di un loro partito. La loro strategia deve passare per l’egemonia nel centrodestra o nel centrosinistra (meglio se in entrambi).
È forte, nell’area dei liberal-democratici, il desiderio di costituirsi finalmente in partito, cogliendo alcuni segni dei tempi favorevoli: la crisi del populismo e dell’euro-scetticismo, la grande popolarità del neo-premier Mario Draghi, l’attenuazione dello scontro destra-sinistra determinata dall’insediamento del suo governo di larghissime intese. Tuttavia chi coltiva quest’idea deve risolvere un paradosso: la ragion d’essere del partito lib-dem è un programma di riforme incisive dell’economia e della società, ma la condizione per la nascita di un partito siffatto è un sistema elettorale proporzionale, che rende pressoché impossibili quelle riforme.
Vediamo la cosa più da vicino. Il partito lib-dem non può nascere senza un sistema elettorale fortemente proporzionalista, che eviti la polarizzazione destra-sinistra e dia a una formazione nuova il tempo di nascere e progressivamente consolidarsi; senonché il proporzionale sembra fatto apposta per impedire le riforme incisive, costringendo chi le sostiene ad allearsi con chi non le vuole: è un sistema in cui tutti promettono e nessuno mantiene. Se si vogliono le riforme incisive, è indispensabile un sistema elettorale maggioritario. La strategia dei lib-dem, dunque, non può consistere se non nel battersi per il maggioritario e contemporaneamente impegnarsi per conquistare la guida dell’uno o dell’altro schieramento. Rinunciando a un (oggi) impossibile loro partito duro e puro.
I lib-dem si battono per le riforme che assicurano la massima contendibilità di tutte le funzioni, nel settore privato come in quello pubblico, e al tempo stesso danno corpo alle pari opportunità che consentono a tutti di candidarvisi. Se a prevalere sarà la declinazione di destra di questa strategia, l’accento cadrà sulla contendibilità delle funzioni; se a prevalere sarà quella di sinistra l’accento cadrà sulla parità delle opportunità. Ma si tratterà solo dello spostarsi di un accento nella sintesi di due principi entrambi fondamentali e irrinunciabili.
Pubblicato il 5/04/2021 su pietroichino.it
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino