di Umberto Minopoli
Se l’Europa parla come deve fare un Papa è solo un nano politico, ininfluente ed inutile. Il massimo che riesce a dire sulla operazione di Trump è l’invito alla “cautela e responsabilità delle parti”. Una banalità ecumenica, priva di senso, di efficacia e di conseguenze. Per i governanti europei, Trump è stato “incauto”. Una critica non-critica. Adatta alla metafora calcistica. Non ad uno scenario di geopolitica. “Incauto ” è come dire: “i motivi per eliminare Solemaini c’erano tutti ma Trump ha sollecitato la rabbia degli ayatollah”.
Insomma, banale retorica del “quieto vivere” quella europea. Ma la politica e la strategia dove sono? Il “quieto vivere”, bandiera europea, è pura illusione e ipocrisia. Solemaini non era solo un provocatore militare, che aveva già messo in atto e stava preparando atti terribili contro la presenza Usa in Medio Oriente. Cosa che l’Europa riconosce. Il generale terrorista era la pedina chiave di un disegno egemonico dell’Iran, l’architetto del vero nuovo “Stato Islamico” globale, dalla Siria allo Yemen, di una potenza regionale (magari dotata, anche, dell’atomica), internazionalmente protetta da Russia e Cina.
Israele, la vera vittima designata, e gli Stati arabi sunniti sanno che questo è il disegno. L’Europa, ridotta alla diplomazia imbelle del quieto vivere si è tolta dalla scena geopolitica. E lo stesso Trump, sino alla uccisione di Solemaini, è stato più un facilitatore che un vero oppositore della strategia dell’Iran. Con una politica contraddittoria: da un lato, ha denunciato, giustamente, i trucchi degli ayatollah sulla questione dell’atomica (mentre l’Europa li taceva); dall’altro, Trump ha teorizzato l’abbandono della presenza Usa in Medio Oriente, rovesciando la politica di Bush e di Clinton e continuando quella di Obama del “disimpegno”, un corollario essenziale della linea dell’America First, isolazionista, protezionista e incurante degli obblighi internazionalisti della grande potenza liberale e democratica. Trump è stato costretto, dalla protervia degli ayatollah e di Solemaini, a rinnegare la sua strategia di “disimpegno”.
L’Europa, invece, stanca e timorosa, si rifugia nella retorica buonista, fa appelli vuoti, come si addice solo al Papa, alla responsabilità mentre l’Iran prepara incendi.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.