LibertàEguale

La destra è inaffidabile? Le contraddizioni di cui dovremo parlare

di Alessandro Maran

Per quel che vale, la penso come Giovanni Guzzetta: augurarsi un sistema elettorale proporzionale significa illudere il paziente, somministrargli una cura palliativa ( https://www.ilriformista.it/nuova-legge-elettorale…/).

La storia, la logica delle istituzioni e delle cose ci dicono che il sistema proporzionale non realizzerebbe le condizioni per una competizione virtuosa (oltretutto, come ho scritto in diverse occasioni, la questione della legge elettorale non è una questione tecnico-istituzionale, è una questione etico-politica; il vecchio sistema dei partiti non torna più, neppure ripristinando proporzionale e preferenze: https://www.linkiesta.it/…/maggioritario-salvini…/).

Trovo però che Francesco Cundari, oggi su Linkiesta (), abbia ragione. «Insomma, cari democratici – scrive Cundari – le cose sono due: o la destra è pienamente affidabile, ragion per cui non c’è motivo di temere una competizione bipolare (e allora abbassate i toni), oppure non lo è (e allora alzate gli argini)». Secondo Cundari, quella di Enrico Letta, che sembra intenzionato a rilanciare «un bipolarismo di coalizione che vedrebbe da una parte un centrosinistra allargato fino al Movimento 5 stelle e a Giuseppe Conte (definito ieri alleato addirittura ‘imprescindibile’), dall’altro un centrodestra inevitabilmente egemonizzato da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, forse nella convinzione che un avversario più estremista possa essere più facilmente battibile», è «una prova di cinismo che rende assai difficile prendere sul serio i dirigenti del Pd quando fanno la faccia preoccupata per le sorti della democrazia».

Lo stesso Cundari qualche giorno fa ricordava che l’assalto di sabato alla sede della Cgil, invasa e devastata da fascisti e no vax provenienti dal corteo contro il green pass, e il tentativo di fare lo stesso con il Parlamento, sventato in extremis dalle forze dell’ordine, «rappresentano quanto di più vicino all’attacco del 6 gennaio al Congresso americano sia capitato in Italia, almeno finora». «Dietro il paradossale connubio di movimenti di estrema destra e parole d’ordine anarco-libertarie s’intravede un sommovimento profondo che non tocca soltanto il nostro Paese. Dietro i neofascisti che gridano slogan contro la dittatura (sanitaria, s’intende), dietro gli squadristi che hanno devastato la sede della Cgil – e che in piazza gridavano «Libertà! Libertà!» – non è difficile vedere lo stesso magma che in Francia alimenta le proteste di piazza in cui Emmanuel Macron viene paragonato a Hitler e le misure anti-Covid al nazismo, raccogliendo il consueto impasto di estrema destra, gilet gialli e ultrasinistra populista (Jean-Luc Mélenchon, il massimo esponente di quella che potremmo definire la linea giallorossa d’Oltralpe, si è schierato contro il green pass con parole analoghe a quelle usate qui da Giorgio Agamben e Massimo Cacciari). Per non parlare degli Stati Uniti, dove la presa di Donald Trump sul Partito repubblicano è ancora fortissima, i no vax numerosissimi e aggressivi, e la situazione assai più pericolosa di quanto possa sembrare a prima vista» ( https://www.linkiesta.it/…/fascisti-novax-cgil-scontri…/).
E non c’è dubbio che, come ha scritto El País, la «violenta guerrilla» di sabato scorso abbia «segnato un punto di non ritorno nel rapporto dello Stato con questi gruppi. Un cocktail sociale e politico agitato durante la pandemia che ha trovato una certa copertura nei partiti di destra come la Lega o Fratelli d’Italia, immersi nell’ambiguità elettorale per quanto riguarda la campagna di vaccinazione e le restrizioni» ( https://elpais.com/…/la-sombra-del-fascismo-regresa-a…).
È chiaro che qualcosa si è rotto nel meccanismo che regolava il consenso e la lealtà politica nelle nostre democrazie. Adesso, come scrive Cundari, «occorre pensare a spegnere l’incendio, che fortunatamente, nonostante tutto, appare ancora relativamente circoscritto». Ma va anche detto che «in troppi hanno contribuito irresponsabilmente ad attizzare il fuoco, e bisognerà discuterne a fondo, perché una simile tendenza mette in luce una fragilità strutturale della democrazia italiana, o perlomeno del nostro dibattito pubblico». Lo scrive anche Valerio Valentini sul Foglio: «Piazza del Popolo interroga la qualità dell’istruzione e dell’informazione italiane, interroga il rapporto di questo paese con la cultura scientifica (come ha peraltro ricordato Giorgio Parisi dopo aver vinto il Nobel parlando della diffusione delle tesi no vax), riguarda la strumentalità di certe critiche politiche che pur di screditare il nemico di turno legittimano anche la feccia (non sono stati forse Salvini e Meloni a trattare da eroe popolare quel Biagio Passaro, leader del movimento “Io Apro”, che ha guidato anche lui l’assalto alla sede della Cgil, pur di criticare Conte?), e, da ultimo, l’effettiva bontà di certe posizioni prese dai sindacati negli ultimi mesi per tutelare le frange più riottose dei loro iscritti» ( https://www.ilfoglio.it/…/caro-landini-sotto-il…/).

Andiamo alla manifestazione, tutti uniti contro i fascisti. Ma ci sono parecchie cose di cui, dopo, dovremo parlare.

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