di Umberto Minopoli
La Germania cede: rinuncia alla chiusura delle sue centrali nucleari e confessa il fallimento. Il prezzo del gas continua a salire: i russi guadagnano dalla riduzione delle forniture.
La Germania confessa il pericolo di fallimento delle aziende energetiche e mette una tassa sui consumatori per fronteggiarlo. Il ricorso al carbone è impedito dalla siccità che ne mette in crisi il trasporto. E mette in crisi anche la produzione idroelettrica.
Le rinnovabili eoliche sotto producono per lo scarso vento al Nord. Basta un fermo per manutenzione di 20 centrali francesi per chiudere alla Germania anche l’importazione di energia elettrica. Intanto il prezzo dell’energia elettrica in Europa ha raggiunto il picco dei 540 euro al megavattora. E’ l’aspetto più grave dell’emergenza energetica.
Presa alla gola, con colpevole ritardo, la Germania presa dalla disperazione si arrende, rinuncia alle pretese dei Verdi e rinvia la chiusura delle centrali nucleari. Noi in che cosa differiamo dalla condizione tedesca? In un solo aspetto: non possiamo contare, nemmeno, sullo sfogo del ricorso ad un minimo di fornitura nucleare che non abbiamo.
Il quadro energetico tedesco è destinato a durare. L’emergenza elettrica è il cuore della crisi europea. Il ricorso al nucleare è la vera soluzione alla tempesta perfetta: mancanza di gas che la Russia taglia; volatilità dei prezzi, difficoltà del carbone e dell’idroelettrico, insufficienza di solare ed eolico. Così il costo dell’elettricità va alle stelle.
Chi ha le centrali le rilancia (Francia e Belgio), ne costruisce di nuove (Olanda) o abbandona i folli disegni di chiusura (Germania).
Il Pd, sempre più marziano, unico partito in Italia (oltre Verdi e sinistra estrema) solo in Europa e ammaliato da un ecologismo solo ideologico ribadisce per l’Italia la “rinuncia al nucleare”.
Mentre il prezzo dell’energia elettrica, nel nostro paese, raggiunge i 538 euro al MWh. Sa il Pd che cosa questo significa per famiglie e imprese?
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.