di Emilia Patta
La politica è come i grandi amori, fa dei giri immensi e poi ritorna… In queste ore sorprendenti ci si ritrova a pensarla come avversari politici storici e ci si divide da compagni di idee di sempre. Facciamo dunque un po’ di chiarezza.
La mossa di Matteo Renzi di proporre un governo istituzionale per mettere in salvo i conti del Paese – ossia fare la legge di bilancio per evitare l’esercizio provvisorio e la conseguente reazione dei mercati per un Paese con un enorme debito pubblico come il nostro – per poi tornare eventualmente al voto nel 2020 in modo ordinato è sicuramente spiazzante da parte di un leader che ha fatto del “mai con il M5s” un mantra politico bloccando le pur flebili possibilità di accordo tra Pd e M5s a inizio legislatura, un anno e mezzo fa. E non c’è dubbio che dietro le mosse di Renzi c’è il suo progetto di avere più tempo per creare un partito nuovo fuori dal Pd e c’è il timore (se non la certezza) di veder decimata la sua truppa di parlamentari, dal momento che le liste elettorali le farà come è giusto che sia – e nessuno gridi allo scandalo – il segretario Nicola Zingaretti.
D’altra parte non sembra essere una strategia di lungo respiro quella dello stesso Zingaretti e dei big che lo sostengono di puntare alle urne subito sapendo che vincerà Salvini solo per “ammazzare” Renzi e disegnarsi dei gruppi parlamentari più fedeli.
Io credo che un leader deve saper coniugare i suoi legittimi disegni all’interesse generale, altrimenti non è un leader. E questa proposta di Renzi, oltre ad essere l’unica proposta alternativa a un’agenda finora dettata dal solo Salvini, incrocia obiettivamente un nodo istituzionale nonché la preoccupazione delle cancellerie europee, ben presente al Quirinale, di un rapido spostamento dell’Italia dall’asse Atlantico-europeo a quello putiniano. Spostamento che metterebbe a dura prova la sopravvivenza della stessa Unione (ebbene sì, siamo un grande Paese e una delle più grandi economie del mondo con un Pil più alto di quello della stessa Russia).
Sono di contro senz’altro serie le argomentazioni di chi, nel Pd e fuori, sostiene che in questo modo Salvini arriverà comodamente al 60 per cento (lo devo vedere, però) e che il Pd sparirà. Personalmente mi interessa ormai poco il destino del Pd, partito avvitato in una crisi originaria che sembra senza soluzione, e molto invece il destino del nostro Paese.
Non ho risposte né certezze, ma mi chiedo solo se è buona cosa per le istituzioni e per i partiti assecondare i diktat di un uomo che già si vede solo al comando (lui sì, altro che Renzi quando era a Palazzo Chigi e alla guida del Pd).
Temo che, se Salvini riuscirà ad imporre la sua agenda, per il Paese, si aprirà a breve una pagina rovinosa. Magari Salvini vincerà lo stesso tra qualche mese, ma almeno non andremo tutti come pecore alle urne – inaudite a novembre in piena sessione di bilancio – perché il ducetto di turno minaccia le istituzioni, dal Capo dello Stato ai parlamentari tutti. Questo sì che sarebbe un viatico a soluzioni autoritarie.
Se proprio Salvini è destinato a stravincere lo faccia con calma, dopo essersi dato una regolata e dopo aver capito che l’Italia è ancora un Paese democratico (democrazia parlamentare, il che significa che i governi nascono e muoiono in Parlamento e non sulle spiagge con le cubiste) in cui esistono pesi e contrappesi. E dove, soprattutto, la data delle elezioni la decide il Capo dello Stato e non si possono invocare i “pieni poteri” né si può intimare ai parlamentari liberamente eletti “alzate il culo e venite a Roma”. Da parte di uno che per di più rappresenta un partito che è il terzo in Parlamento dopo M5s e Pd (già, il Pd è secondo).
Giornalista de Il Sole 24 Ore
hai ragione Emilia Patta ….ero scettica anzi contraria all’iniziativa di Renzi perchè rinfocola la lotta interna in un momento difficile ….ma le tue argomentazioni sono valide e mi ci associo…..del resto Renzi è quello che ci vede più di tutti …e quello che ha più a cuore le sorti del paese ….pur con personali e legittime motivazioni !….