Si torna in questi giorni a parlare della necessità di riavviare il circuito del credito. Le ricette messe in atto dalle diverse autorità economiche, finanziarie e monetarie per uscire dalla crisi non stanno dando gli effetti sperati. Soprattutto in Italia, ma in maniera diversa anche nel resto d’Europa, l’impatto di queste misure continua ad essere molto modesto. Ecco allora che i riflettori vengono, finalmente, puntati sull’economia reale e sulla necessità di far ripartire il credito. Uno dei più autorevoli commentatori di uno dei più autorevoli quotidiani italiani lo scrive in maniera chiara: “Oggi lo strumento più efficace per accelerare la crescita è rimettere in moto il circuito del credito.” E ci domanda: “Come può crescere un’economia in cui il credito stagna?”.
Ne siamo pienamente convinti anche noi e da molto tempo lo diciamo e lo scriviamo. Purtroppo non si è fatto ancora abbastanza e, in molti non hanno ben chiaro che il sistema bancario è stata vittima della crisi economica e non certo causa di questa. Come più volte abbiamo sottolineato, il sistema bancario deve essere messo nelle condizioni di “fare il proprio mestiere” e non ostacolato o penalizzato, cosa che troppo spesso è accaduta. Soltanto così si potrà contribuire in maniera concreta a contrastare la crisi e a gettare le basi per una ripresa troppo spesso annunciata e troppo poco favorita. Relativamente al microcredito alla Piccola e Media Impresa e alle famiglie, le condizioni ci sono tutte. Da una parte, infatti, la richiesta di credito è in aumento e dall’altro l’esposizione al rischio che produce il microcredito è inferiore a quella del sistema bancario nel suo complesso. La domanda di credito è in crescita: nel secondo trimestre del 2016 – dati elaborati dal Barometro Crif – l’aumento delle richieste di finanziamenti è stato del 6%. 5,5% quello dell’intero primo semestre rispetto al 2015. Tra aprile e giugno sono stati sfiorati 82 mila euro di importo medio richiesto, cifre che riportano a livelli pre-crisi, con un aumento del 50% rispetto agli anni più bui del triennio 2009-2011. La famiglia, il cui ruolo e la cui funzione di supplenza come ammortizzatore sociale o come nuovo welfare, soprattutto in tempi di crisi, sono universalmente riconosciuti, chiede credito per investire sul futuro, proprio, dei propri figli e, di conseguenza, soddisfare queste richieste significa rimettere in moto il sistema del Paese.
Su versante del rischio è numericamente dimostrabile come le sofferenze del microcredito siano inferiori, cosa facilmente spiegabile se si conoscono i soggetti che ricorrono a questa forma di finanziamento, soprattutto micro imprese e famiglie e come in esse sia presente un alto tasso di responsabilità che li spinge a fare di tutto per rispettare gli impegni presi. Certo, questa tendenza andrebbe aiutata e stimolata. Il costo di un’istruttoria di microcredito è ancora troppo elevato per la banca rispetto alla cifra in gioco e solo l’intervento pubblico potrebbe ridurlo. Prima dell’estate anche il Parlamento era intervenuto e, attraverso la Commissione Finanze della Camera, aveva approvato una risoluzione per chiedere al Governo di incentivare finanza etica e microcredito, per valorizzare il microcredito come strumento di inclusione sociale, di supporto alla imprenditorialità e al lavoro e di contrasto all’esclusione finanziaria; per promuovere l’ampliamento dell’attività di microcredito attraverso il sostegno all’avvio e allo sviluppo di attività di lavoro autonomo o di impresa, organizzate in qualsiasi forma, e l’inserimento di persone fisiche nel mercato del lavoro, il tutto attraverso meccanismi premiali e incentivi fiscali proponendo, ad esempio, l’incremento del limite di importo massimo di credito da 75 a 100 mila e l’allargamento dei tipi di imprese finanziabili.
E’ necessario continuare a scommettere, come la Banche Popolari in questi anni di crisi non hanno mai smesso di fare, sulle piccole realtà imprenditoriali e sulle famiglie. Sono queste le realtà che oggi rappresentano la via d’uscita dalla crisi e il microcredito è lo strumento più adatto. Se la politica e i media cominciano ad accorgersene è un fatto importante che va sostenuto. Soltanto così si è in grado di affrontare il tema della ripresa in termini concreti e non ideologici
Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari