di Carlo Rognoni
Che possibilità ci sono che Enrico Letta riesca a rimettere in piedi il Pd, malamente azzoppato da Nicola Zingaretti? Bisogna davvero essere di buon carattere e molto ottimisti per crederci. Soprattutto se si pensa che è proprio “l’azzoppatore” a sostenere che è Letta la miglior soluzione possibile. Zingaretti se ne è andato sbattendo la porta e dicendo di vergognarsi del suo partito.
Perché mai Letta – passate due settimane – non dovrebbe aver provato seri dubbi sulla sfida che gli è stata proposta? Forse che è finita la guerra fra le tante correnti del partito democratico? Forse che Letta non sa che in mezzo alle correnti si rischia di prendere la polmonite, con o senza Covid-19? Letta aveva chiesto 48 ore per pensarci. Alla fine dimostrando di essere davvero affezionato al Pd, coraggioso quanto basta per caricarsi sulle spalle una sfida che molti giudicano impossibile, alla fine Enrico Letta sembra aver superato i tanti dubbi che sicuramente gli sono venuti. Ma che cosa lo aspetta?
Prima di tutto – credo – l’organizzazione di un Congresso che costringa il Pd a scegliere una linea politica chiara per il dopo Draghi. Letta ha fatto bene a dire che non è disposto a fare “il tappabuchi”, il segretario pro tempore. E lavorando all’organizzazione di un Congresso è chiaro che si dovrebbe candidare lui stesso a vincere la segreteria anche di domani.
Per fare che cosa? Quanto peserà nel dibattito che dovrà aprirsi nelle prossime settimane nei circoli – ma spero non solo, spero ci sia la decisione coraggiosa di coinvolgere tutte le associazioni politiche e culturali che ruotano intorno al centrosinistra – l’idea di un’alleanza strutturale con i Cinquestelle? E che cosa pensa in prospettiva di un Conte premier, idea che tanto piaceva a Zingaretti? Pensa di poter appoggiare Calenda a sindaco di Roma? E le scelte del governo Draghi sono qualcosa di più della soluzione di problemi legati all’emergenza sanitaria ed economica?
L’ultima immagine di Letta è quella di lui che cede a Matteo Renzi la campanella che serve a guidare il consiglio dei ministri. Nel frattempo “l’antirenzismo sembra l’unico collante della sinistra, come venti anni fa lo era l’anti-berlusconismo”: così conclude un lungo articolo Augusto Minzolini, un giornalista di destra ma documentato e accorto. E il titolo provocatorio che Il Giornale ha dato al suo intervento – Letta “È un leader scelto per disperazione” – sembra riflettere il parere di alcuni capi, capetti, capoccia delle varie e tante correnti del Pd. Insomma, auguri a Letta.
Ha diretto le riviste Panorama ed Epoca e il quotidiano Il Secolo XIX. È stato senatore dal 1992 al 2001 e deputato dal 2001 al 2005 (con Pds, Ds, Ulivo). È stato vicepresidente del Senato dal 1996 al 2001. Ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Rai.