Da che parte sta la speranza nella campagna per il referendum costituzionale? È #nelmerito della riforma costituzionale che possiamo rintracciare le basi per una ragionevole speranza e per un convinto sì a favore del cambiamento del Paese. Il 4 dicembre, data stabilita dal Consiglio dei ministri di ieri, abbiamo la possibilità di cambiare, sperando in un Parlamento più forte e trasparente, rinnovato in modo da svolgere meglio – con meno spreco di tempo e denaro pubblico – la funzione di indirizzo e controllo che la Costituzione gli affida.
Cambiare, sperando in governi più stabili ed efficaci, più legati alla volontà degli elettori e meno agli equilibrismi tra partiti e coalizioni ai quali assistiamo da anni. Cambiare, sperando in Regioni e Comuni più protagonisti – attraverso il nuovo Senato – della politica nazionale e per questo più responsabili sul fronte della spesa pubblica.
E cambiare, sperando nella partecipazione dei cittadini, con il maggiore spazio dato a strumenti di democrazia diretta come referendum e proposte di legge di iniziativa popolare.
Una ragionevole speranza di cambiamento da diffondere #nelmerito e con convinzione, senza acredine né personalizzazioni. Va infatti riconosciuto che le uniche costanti che accomunano il variegato fronte di “cinquanta sfumature di no” al referendum costituzionale sono proprio a) la personalizzazione contro il presidente del consiglio Matteo Renzi (erroneamente individuato come padre di una riforma che ha invece un’origine che qui abbiamo provato a raccontare) e, soprattutto, b) la assoluta assenza di una speranza di cambiamento del Paese.
Insomma, molti tra quanti sostengono il “no” scommettono sulla vittoria della rabbia contro la speranza. Ma non è demonizzando la rabbia degli italiani, provati da lunghi anni di crisi economica e sociale, che la speranza del sì può vincere questa sfida. Viviamo un tempo in cui l’unico modo per “disinnescare” la rabbia e la paura è quello di dare concretezza alla speranza attraverso scelte forti quanto pragmatiche e percorribili.
Viviamo un tempo di profonde divisioni, per alcuni versi simile a quello in cui i nostri padri costituenti si trovarono ad agire, provando a dare forma alla speranza attraverso una Costituzione che ha il proprio cuore in principi come questi:
“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
È proprio per dare nuova vita ed efficacia a questi principi che dobbiamo insistere #nelmerito della riforma costituzionale, riconoscendola come occasione di cambiamento e consentendo alla rabbia di trasformarsi in speranza.
Direttore di Libertàeguale. Lavora per un importante gruppo bancario italiano, ha collaborato a progetti del gruppo Reti nell’ambito della comunicazione e delle relazioni istituzionali ed è stato vicepresidente nazionale della Fuci. Twitter: @marcomartorelli