di Alessandro Maran
L’epurazione di un vecchio seguace da parte di Xi Jinping, scrive Nectar Gan della CNN, evidenzia un problema comune a tutti autocrati: dopo aver eliminato i rivali politici, il leader supremo non smette mai di cercare nuove minacce alla sua presa assoluta sul potere, anche nella sua cerchia ristretta.
“Nei primi anni della guerra di Xi Jinping contro la corruzione, il leader cinese ha consolidato il controllo sul più grande esercito del mondo, eliminando i potenti generali delle fazioni rivali e sostituendoli con alleati e protetti a lui fedeli. Trascorso un decennio, dopo aver riformato la struttura dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) e averne riempito i ranghi superiori con i suoi uomini, il leader supremo è ancora immerso fino al collo nella lotta apparentemente infinita contro le bustarelle e l’infedeltà. E, come molti strongman nella storia, si sta allontanando sempre più dai suoi selezionati fedelissimi”, scrive Gan.
Verso la fine del mese scorso, Xi ha epurato uno dei suoi più stretti protetti nell’esercito, un collaboratore decennale incaricato di infondere fedeltà politica nel PLA e di controllare le promozioni di alto livello. L’ammiraglio Miao Hua, che fa parte della Commissione militare centrale (CMC), il massimo organo di comando presieduto da Xi, è stato sospeso e posto sotto inchiesta per “gravi violazioni della disciplina”, ha affermato il Ministero della Difesa, usando un comune eufemismo per non usare la parola corruzione e tradimento (https://edition.cnn.com/…/china-military…/index.html).
Come capo del dipartimento di lavoro politico della CMC, che supervisiona l’indottrinamento politico e le nomine del personale, Miao è lo scalpo di grado più elevato dell’ultima purga di Xi tra i militari, sottolinea la reporter. “Dall’estate scorsa, più di una dozzina di figure prominenti dell’establishment della difesa cinese sono stati rimosse, compresi gli ultimi due ministri della difesa promossi alla CMC dallo stesso Xi. Eppure, nessuno di loro può vantare il rapporto di lunga data che Miao condivide con il leader supremo, che risale a decenni fa, all’inizio della carriera politica di Xi nella provincia costiera del Fujian”.
L’inchiesta su Miao apre un nuovo fronte in una purga sempre più ampia che ha sollevato dubbi sulla capacità di Xi di porre fine alla corruzione sistematica nell’esercito e di migliorarne la prontezza operativa in un periodo di accresciute tensioni geopolitiche (https://edition.cnn.com/…/china-defense…/index.html).
“Negli ultimi dieci anni – prosegue Gan – Xi ha sovrinteso all’ambiziosa trasformazione dell’Esercito Popolare di Liberazione in una forza combattente di “livello mondiale” in grado di rivaleggiare con l’esercito statunitense. Un obiettivo chiave di questa spinta modernizzatrice è quello di garantire che la Cina sia pronta a combattere e a vincere una guerra su Taiwan, l’isola democratica autonoma che Pechino rivendica come parte della Cina. Ma la caduta di Miao rinnova gli interrogativi, sollevati durante le purghe della scorsa estate, su quanta fiducia Xi abbia nei suoi migliori generali che sarebbero responsabili della conduzione della guerra, ha affermato Joel Wuthnow, ricercatore senior presso la National Defense University finanziata dal Pentagono. “Se teme di aver chiamato persone che non sono indiscutibilmente fedeli a lui o al suo programma, sarebbe un grosso problema” (https://edition.cnn.com/…/china-military…/index.html).
“Gli esperti affermano – scrive appunto Gan – che l’epurazione di un vecchio seguace da parte di Xi, evidenzia un problema molto comune agli autocrati, compreso il suo predecessore Mao Zedong: dopo aver eliminato i rivali politici, il leader supremo non smette mai di cercare nuove minacce alla sua presa assoluta sul potere, anche dalla sua stessa cerchia ristretta”. Da leggere.
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.