di Pietro Ichino
È sconcertante la disinvoltura con cui i due partiti di maggioranza smentiscono se stessi nella materia delle politiche del lavoro e del welfare.
1. Lega e M5S il 4 dicembre 2016 hanno votato “no” alla riforma costituzionale, “contro le pretese di accentramento dello Stato, in difesa delle prerogative delle Regioni “; tra queste, la gestione dei Centri per l’Impiego e dei servizi al mercato del lavoro. Ora che sono al governo, senza minimamente coinvolgere le Regioni hanno varato con decreto-legge una misura di politica del lavoro affidata ai Centri per l’Impiego, ma a gestione centralizzata.
2. Quando erano all’opposizione attaccavano l’ANPAL, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, qualificandolo come un carrozzone inutile; ora che sono al governo, stanziano decine di milioni di euro per stabilizzare i dipendenti precari di ANPAL Servizi, società per azioni controllata da ANPAL, e prevedono addirittura l’assunzione da parte sua di migliaia di nuovi dipendenti.
3. Quando erano all’opposizione attaccavano la riforma dei servizi per l’impiego varata nel 2015 con il decreto legislativo n. 150, e la riforma del REI-Reddito di Inclusione varata nel 2017 con il decreto legislativo n. 147; ora, nel decreto-legge sul “reddito di cittadinanza”, non cambiano una virgola né dell’uno né dell’altro. Si limitano ad aggiungere, sovrapporre nuove funzioni e nuove procedure alle vecchie, senza però minimamente preoccuparsi che ci siano le strutture amministrative necessarie per adempiere ciò che le nuove norme prevedono.
4. Una cosa, però, l’hanno cambiata: hanno soppresso per i lavoratori che hanno perso il posto la possibilità di avvalersi dell'”assegno di ricollocazione”, cioè del voucher che consente di pagare il servizio di assistenza intensiva reso da un’agenzia specializzata accreditata; motivo: “ha funzionato male” (parola del sottosegretario al Lavoro Durigon). Però, curiosamente, il decreto-legge stabilisce che possono avvalersene i beneficiari del “reddito di cittadinanza”. Se “ha funzionato male” per chi ha perso il lavoro, che cosa induce il Governo a pensare che possa funzionare meglio per chi un lavoro non lo ha mai avuto e presumibilmente ha difficoltà più gravi a trovarlo?
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino