di Umberto Minopoli
Putin non può gioire del discorso di Xi Jin: Ucraina mai citata; divisione del mondo tra il campo occidentale ad egemonia Usa e gli altri mai enfatizzata; retorica nazionalista minacciosa su Taiwan ma ribadendo posizioni gia’ note dei comunisti cinesi: “l’idea di un paese, ma due sistemi”.
Con Putin, certo, i cinesi condividono l’antelucana idea delle nazionalità interne, scambiate per fattori di sicurezza nazionale. Questo per la primitiva visione, ottocentesca e imperiale, di cui il comunismo realizzato e’ stato, per 70 anni, portatore nel mondo.
Da secoli, l’Europa e gli Usa conoscono gli antidoti al primitivismo imperialista, coloniale e nazionalista: gli assetti federali (Usa) e comunitari (Europa) che consentono la coesistenza pacifica tra nazionalità e cooperazione.
Ma c’è, infine, la più radicale delle differenze tra la Cina avanzata e la Russia retrograda ed economicamente fallita: la Cina vede nel futuro l’egemonia economica – diventare la prima potenza economica – non la guerra tra i sistemi.
Questo per noi ha un duplice significato: la Cina ha interesse alla pace e non alla guerra nucleare. E’ una grande diversità positiva da Putin. E anche il segno che il despota russo non potrà varcare la soglia della provocazione distruttiva nucleare.
Il secondo significato è però quello dell’egemonia economica: il capitalismo dispotico, autoritario, illiberale – chiamato comunismo cinese – vuole egemonizzare il mondo. Lo fa, però, con l’economia e non con la guerra. Questo non ci deve esimere dal contrastare il neocolonialismo mercantile cinese. Per fortuna possiamo farlo con le armi dell’economia e non con l’economia delle armi: accettando la sfida economica e tecnologica. Dove i sistemi liberali sono attrezzati al meglio.
Se guardiamo a Putin vediamo la nostra autodifesa affidata, necessariamente, oltre che alla diplomazia per la pace – che passa oggi per la sua sconfitta militare sul campo – alla difesa, con le alleanze militari, dei nostri confini orientali. E’ vitale per noi. Ma è, purtroppo, uno scenario antico.
Se guardiamo a Xi Jin vediamo, invece, il nostro futuro e, anche, la nostra libertà affidate alla crescita, allo sviluppo, alla sfida delle tecnologie, all’indipendenza energetica e sulle materia prime, alla modernizzazione digitale. Insomma al Pil come dice la Cina per sfidarci.
E’ una grande scommessa, ma la giocheremo nella pace e non nella guerra. Per questo, almeno, il despota cinese è più accettabile del bullo Putin che minaccia la coesistenza pacifica.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.