di Danilo Di Matteo
Il 17 febbraio è la Giornata della libertà, nel ricordo delle Lettere patenti di Carlo Alberto di Savoia del 1848 che concedevano ai valdesi e, pochi giorni dopo, agli ebrei i diritti civili. Ebrei e valdesi del Regno di Sardegna, ad esempio, in precedenza neppure avrebbero potuto aspirare a fare gli impiegati pubblici o a conseguire titoli di studio.
Il 18 febbraio 1984, invece, a Villa Madama (Roma), il presidente del Consiglio Bettino Craxi (il primo socialista a Palazzo Chigi) e il Segretario di Stato vaticano cardinale Agostino Casaroli firmavano il nuovo Concordato, dando il via, ad esempio, alle Intese fra lo Stato e altre comunità religiose, previste dalla Costituzione. Cadeva l’ultimo equivoco sulla chiesa di Roma come “confessione ufficiale” del Paese, pur permanendo un rapporto privilegiato. E ancora resta da approvare, del resto, una legge sulla piena, autentica e compiuta libertà religiosa.
La fede è innanzitutto una questione di coscienza e riguarda i singoli e i gruppi di credenti, ma, nello stesso tempo, una laicità matura non ne ignora la valenza pubblica. Una laicità “di relazione”, inclusiva, ragionevole, in grado di favorire l’espressione delle varie voci nell’agone pubblico e democratico. E qui è da rilevare come in Italia la cultura laica tenda a interloquire quasi esclusivamente con la “grande minoranza” cattolica, ignorando o trascurando le piccole minoranze.
Ma oggi è importante ricordare come quei due giorni – il 17 e il 18 febbraio – e quei due anni – il 1848 e il 1984 – da un lato davano alla luce provvedimenti “dall’alto”, dall’altro erano il frutto del convergere di una pluralità di spinte, sensibilità, istanze, lotte. La storiografia del Risorgimento ha, così a me pare, il merito di sottolineare l’importanza di tali fenomeni di convergenza, con l’incontro e il connubio tra sollecitazioni e interessi diversi. Le Lettere patenti del 1848 erano in realtà il risultato di secoli di travaglio: persecuzioni, marginalità, sofferenza. Analogamente la “revisione” del 1984 rappresentava la punta dell’iceberg di un cammino tortuoso, difficile, glorioso popolato da battaglie, conflitti, scontri anche aspri (si pensi solo ai referendum sul divorzio e sull’interruzione volontaria di gravidanza). Vi è una circolarità tra “l’alto” e “il basso” la cui percezione e il cui senso nella vicenda storica andrebbero forse recuperati.
Psichiatra e psicoterapeuta con la passione per la politica e la filosofia. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022) e la silloge poetica Nescio. Non so (Helicon 2024) È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).