di Giovanni Cominelli
La sensazione prevalente che si va diffondendo tra gli iscritti al PD – e che è anche la mia – è che il ciclo politico del Pd sia finito. E che il PD sia irriformabile. Spero sia falsa. Intanto sembra incominciata la diaspora di quegli iscritti, quelli che sono affluiti negli anni 2012-13, in appoggio alla battaglia di Renzi, sia quando ha perso sia quando ha vinto. Il sigillo a questa sensazione lo ha posto Renzi medesimo con il suo intervento all’ultima Assemblea nazionale. In questo intervento appare evidente il basso livello di comprensione di quanto è accaduto a lui e al PD. Se quello è il massimo livello di autocomprensione che il Pd può raggiungere, allora vuol dire che di lì incomincia il declino del PD. Questa percezione si sta allargando. Il che significa che gli iscritti incominciano ad andarsene. Insomma: è già cominciata la diaspora degli iscritti del PD.
Una domanda di reazione
Se poi usciamo dal cerchio del PD e osserviamo quando sta accadendo nel Paese, si nota una sorta di disperazione. Di fronte alla regressione e all’incattivimento dello spirito pubblico, si diffonde la rassegnazione, ma insorge anche una domanda di reazione. Una disperazione attiva. Non stanno incominciando “gli anni del nostro scontento”, c’è richiesta di reagire. Essa ha poco a che fare con “destra” o “sinistra”. Sono interpellato come cittadino italiano, come persona che ha figli e nipoti, interessato al destino del mio Paese, perché il suo destino coincide con il mio. La nascita il nuovo governo vede una parte di cittadini entusiasti beoti, una parte di pessimisti delusi – se hanno fatto politica e cultura, hanno voglia di abbandonare la battaglia – una parte di persone che vogliono reagire. A questo punto come può Libertà eguale come soggetto sociale, civile, politico raccogliere quella reazione, visto che il PD non lo sta facendo? Visto che non fa opposizione?
A proposito, sono rimasto molto colpito dall’ultima riunione della Commissione istruzione della Camera, dove il ministro Bussetti ha annunciato l’abolizione della chiamata diretta, che era invece prevista dalla Buona scuola, per la quale il preside ha il potere di chiamare direttamente gli insegnanti del cosiddetto “organico dell’autonomia”. Forza Italia ha reagito con un duro comunicato. Gli ultimi pezzi di riforma della Buon scuola vengono smantellati. Il PD è rimasto zitto. Perciò: Libertà eguale cosa si propone di fare? E non tanto in relazione al dibattito interno del PD, ma in relazione a quanto accade nel Paese.
Il M5S: una vecchia sinistra andata a male
Apro una parentesi, a proposito del dibattito interno surreale in corso nel PD sul seguente tema: il M5S è di destra o di sinistra? Certo, se vediamo il M5S dal punto di vista della teoria delle istituzioni, si tratta di un partito ad indirizzo totalitario. Ma sappiamo che ci sono partiti totalitari di destra e partiti totalitari di sinistra. Se andiamo a vedere il Programma di Piazza Sansepolcro del 1919 di Mussolini o quello di Hitler del 1933, si tratta di programmi “di sinistra”. Hitler ha fondato un partito dei lavoratori tedeschi, nazional-socialista. Ora, se leggiamo il programma di politica economico-sociale del M5S, vi si trovano tutti i residui, attivi purtroppo anche nel PD, della vecchia sinistra: l’assistenzialismo, il keynesismo andreottiano, il discorso sugli ultimi. Se li guardi da questo punto di vista, sì, sono di sinistra, di una vecchia sinistra andata a male, di una sinistra rappresa, con la quale Martina e Zingaretti ovviamente vogliono fare l’alleanza. Insomma: asinus asinum fricat, l’asino di sfrega con l’asino. Con ciò chiudo la parentesi.
La globalizzazione costruisce un paesaggio diverso
A questo punto cosa facciamo noi? Possiamo ben lamentarci che il PD non si muove. Intanto la situazione del Paese si sta aggravando. Lo spiegava ieri Somaini sul piano delle prospettive economiche e Minopoli e Covatta. Si può solo andare verso il peggio. Ora, che fare? Contraddicendo parzialmente Covatta di stamattina, penso che il primo nostro problema sia il philosophari, la visione del mondo che esprimiamo. Maran l’ha già tratta estesamente nella sua relazione. Intanto, occorre, tanto per incominciare, dismettere l’uso delle categorie destra e sinistra per rappresentare l’attuale dislocazione delle forze. Occorre prendere atto che il movimento delle placche tettoniche della globalizzazione sta costruendo un paesaggio diverso, nuovi profili, nuovi crinali. Nella relazione di Maran sono indicati: gli Stati uniti d’Europa, i diritti liberali, i diritti sociali. Questi i pilastri. A chi ci rivolgiamo? A noi vengono subito in mente antichi stenogrammi ideologici: socialisti, cattolici, radicali, liberali… Vanno benissimo, si intende. Ma i nostri interlocutori oggi sono quelli elencati all’inizio: chi ha voglia di fare qualcosa per fermare la deriva del Paese.
Ripartire dalle Tesi dei riformisti
Per questo uno strumento potrebbe essere quello di TESI, che gettiamo sul tavolo della società civile, della politica e, si intende, anche su quello del PD. In queste tesi sintetizziamo i punti che Libertà Eguale ha elaborato nel corso degli anni e in questi giorni, a partire dalla relazione di Alessandro Maran. TESI nitide, secche. Il problema della comunicazione è serio, ma appunto occorre definire primariamente che cosa si vuole comunicare. Per citare Gandhi, quando dice “siate voi il cambiamento che vorreste vedere nel mondo”, Libertà eguale sia essa per prima il cambiamento che vorrebbe vedere nel PD.
Intervento pronunciato all’Assemblea nazionale di Libertà Eguale di Orvieto, 15 luglio 2018
E’ stato consigliere comunale a Milano e consigliere regionale in Lombardia, responsabile scuola di Pci, Pds, Ds in Lombardia e membro della Commissione nazionale scuola, membro del Comitato tecnico scientifico dell’Invalsi e del CdA dell’Indire. Ha collaborato con Tempi, il Riformista, il Foglio, l’ Avvenire, Sole 24 Ore. Scrive su Nuova secondaria ed è editorialista politico di www.santalessandro.org, settimanale on line della Diocesi di Bergamo.
Ha scritto “La caduta del vento leggero”, Guerini 2008, “La scuola è finita…forse”, Guerini 2009, “Scuola: rompere il muro fra aula e vita”, BQ 2016 ed ha curato “Che fine ha fatto il ’68. Fu vera gloria?”, Guerini 2018.