LibertàEguale

Legge elettorale, Ceccanti: “serve un punto di equilibrio”

Intervista di David Allegranti (Public Policy), 26 ottobre 2021

 

D. Proporzionale, maggioritario… Stefano Ceccanti, deputato del Pd e costituzionalista, che sistema elettorale servirebbe?

R. “Penso che serva un punto di equilibrio. Sia dal punto di vista del rapporto tra gli elettori e la formazione di maggioranze di Governo sia in quello tra gli elettori e i singoli candidati. Sul primo punto penso che sia giusto, come ricordava Ruffilli, che gli elettori si attendano di essere arbitri delle sorti di un Governo, ma al tempo stesso mi pare che abbiamo un clima spesso troppo fazioso e unilaterale. Per questo un buon punto di equilibrio può essere quello di un sistema proporzionale per così dire a disproporzionalità programmata. Esattamente come l’inflazione programmata. Chi vince con una soglia ragionevole di voti, non inferiore al 40 per cento, non dovrebbe poter superare grazie a un premio il 55 per cento dei seggi, magari anche passando attraverso un doppio turno eventuale. Si sarebbe così lontani dai quorum di garanzia: dai tre quinti dei componenti per eleggere i giudici costituzionali, dai due terzi per approvare riforme costituzionali non assoggettabili ai referendum, ma di fatto anche dall’elezione da soli di un presidente della Repubblica, perché una personalità troppo marcata come di parte perderebbe comunque consensi a scrutinio segreto. Mi pare un equilibrio ragionevole e su questo vorrei fare una postilla politica che è rilevante perché una parte del dibattito politico mette insieme in modi diversi la questione della continuità con Draghi con quella della riforma elettorale. Chi pensa che ci voglia una continuità, sia pure dinamica come accaduta tra il governo di grande coalizione guidato da Merkel e quello in corso di formazione di Scholz, sbaglia se punta machiavellicamente su una formula che non faccia vincere nessuno”.

 

D. Perché?

R. “La continuità dinamica col Governo Draghi va in qualche modo presentata agli elettori, su quello va chiesto il mandato. Altrimenti il machiavellismo di chi ha paura di esporre quello che si pensa ridarebbe fiato al populismo. In questo la riflessione che ha presentato Enrico Morando a Orvieto all’assemblea di Libertà Eguale, a differenza di altri, tiene insieme la continuità dinamica con Draghi con gli incentivi bipolari, mentre invece una parte del mondo politico e giornalistico vorrebbe sommare draghismo e proporzionalismo, senza peraltro essere realisticamente in grado di arrivarci. Sul secondo punto, quello del rapporto elettori/eletti, l’Italia ha inventato per il Senato e per le Province durante il primo sistema dei partiti una terza via originale tra le liste bloccate e il voto di preferenza: l’uninominale proporzionale di partito. Varrebbe la pena di rilanciarlo”.

(Public Policy)

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