di Alessandro Maran
Sì, certo, l’Alto rappresentante, Josep Borrell, si sta dando un gran da fare per spingere l’Unione europea fuori dalla cacofonia geopolitica in cui l’ha piombata l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre e la dura risposta militare dello Stato ebraico che ne è seguita a Gaza, raccontano Carretta e Spillmann. Ma «il piano Borrell non dice come dovrebbe essere la pace. Non pretende nemmeno di delineare i contorni del giorno dopo la guerra a Gaza. Le tre pagine suddivise in dodici punti, in sostanza, sono una “road map” procedurale. La principale proposta è convocare rapidamente una “Conferenza di pace preparatoria” che “potrebbe affrontare la situazione di guerra a Gaza”, ma il cui “obiettivo fondamentale dovrebbe essere affrontare il conflitto israeliano-palestinese”. Toccherebbe ai promotori della Conferenza presentare “una bozza iniziale di quadro per un piano di pace”, poi “un’agenda per completare entro un anno” la versione iniziale. Le parti in conflitto dovrebbero essere consultate, ma non coinvolte nella redazione. Solo alla fine, quando il piano di pace sarà completato, le due parti sarebbero chiamate a negoziare “il testo finale”. In caso di rifiuto, Israele o palestinesi si troverebbero confrontate a “conseguenze”».
Il fatto è, spiegano Carretta e Spillmann, che con il suo attacco contro Israele il 7 ottobre, Hamas ha provocato una vittima collaterale di peso: la politica estera dell’Unione europea. «Dall’aggressione russa in Ucraina, l’Ue era riuscita a mantenere un’unità e una determinazione mai vista in politica estera e di sicurezza, con sanzioni, aiuti finanziari e forniture militari inimmaginabili prima del 24 febbraio 2022. Complice il buon rapporto con l’Amministrazione Biden, l’Ue aveva anche preso coscienza dei (e iniziato a reagire ai) rischi posti dalla Cina aggressiva di Xi Jinping. Ma il Medio Oriente è tutta un’altra storia. Il conflitto israelo-palestinese tocca interessi, corde, psicologie e storie molto diverse tra i 27 stati membri. La Germania ha un debito inestinguibile nei confronti di Israele e degli ebrei. L’Irlanda rivive nella causa palestinese la Cogadh na Saoirse, la guerra di indipendenza irlandese dal Regno Unito. Per altri la priorità è la sicurezza interna minacciata dalla radicalizzazione dalle comunità musulmane in Europa».
Col risultato che «le divisioni tra i ventisette sul Medio Oriente hanno un impatto psicologico sempre più forte sulla loro determinazione di fronte alla Russia. Forse non c’è la mano di Vladimir Putin dietro all’attacco del 7 ottobre contro Israele, ma sicuramente Hamas ha fatto un grande favore al leader russo».
La verità è che i ventisette sono profondamente divisi sulla crisi di Gaza, chiariscono Carretta e Spillmann: «La Germania, l’Austria e buona parte dei paesi dell’est difendono strenuamente il governo di Israele e non sono pronti a chiedere un cessate il fuoco nella Striscia. Francia, Spagna, Irlanda e Belgio hanno esaurito i sinonimi – pause, pausa, interruzione, tregua, cessate il fuoco – per esigere che Israele fermi le operazioni militari per sradicare Hamas con un altissimo costo in termini di civili palestinesi».
La Germania ha contestato il documento Borrell anche perché, nei fatti, esclude sia Israele sia gli Stati Uniti dalle iniziative. «In ogni caso – chiosa David Carretta su Il Foglio – è un esercizio futile. “Né Israele né gli altri ci ascoltano”, ammette al Foglio un diplomatico dell’Ue»( https://www.ilfoglio.it/…/il-piano-di-pace-per-gaza-di…/).
L’Ue rischiava l’irrilevanza anche nel Mar Rosso, dove i suoi interessi economici e commerciali sono direttamente minacciati dagli attacchi degli houthi. Ieri i ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno trovato un accordo di principio per lanciare un’operazione navale nel Mar Rosso volta a difendere la libertà di navigazione e il commercio globale dalla minaccia costituita dagli attacchi degli houthi yemeniti nella regione. Il che rappresenta senza dubbio un passo avanti. Ma le navi militari dell’Ue non potranno condurre attacchi contro obiettivi houthi sul territorio dello Yemen e dovrebbero limitarsi a fare da scorta ai mercantili per intercettare missili e droni. «Nelle regole di ingaggio alla Marina non vi saranno neppure le indicazioni di Badoglio nel proclama dell’8 settembre 1943: le forze militari italiane “reagiranno a eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza», ironizza oggi Giuliano Cazzola in una lettera al direttore de Il Foglio. «Una missione che preveda di schierare navi militari che proteggano il traffico mercantile e che mostrino la bandiera europea al fianco e non sotto quella americana – risponde Claudio Cerasa – è un passo in avanti. Ma fino a che i paesi europei non capiranno che la forza di un continente si misura anche con la forza del suo esercito e con la capacità dei suoi sistemi di difesa di sapere difendere anche attaccando, l’Europa resterà ostaggio dei suoi romantici ma pericolosi vorrei ma non posso. E sarà costretta a chiedere a qualcun altro di difendere semplicemente i suoi interessi. Non un grande affare il pacifismo in versione demagogica» ( https://www.ilfoglio.it/…/il-pacifismo-demagogico-di…/).
Il breve dialogo in piemontese di Andrea Marcenaro nella sua “Andrea’s Version” sintetizza forse meglio di ogni altro discorso come siamo combinati: «Un paesino di montagna nell’alto Piemonte. La vecchina, affacciata alla finestra, vede il dottore salire per la stradina e lo chiama: “Dutur, dutur, il mio marito di notte sta male, ci ha sempre freddo!”. Il dottore: “E aggiungetegli una coperta”. La nonnina segue il consiglio. Il giorno dopo la scena si ripete, rovesciata. Il medico sale per lo stesso viottolo “Dutur, dutur, il mio marito sta di nuovo male, ma di notte adesso ci ha sempre caldo!”. E toglietegli una coperta, signora, si secca un po’ il dutur. E lei, intimidita, prontamente obbedisce. Finché attiva il terzo giorno, la vecchina è sempre più sconcertata: “Dutur, dutur, io la coperta ce l’ho leva’, ma lu il sta mal lu stèss per il calur”. E il dottore: “Signora cara, adesso basta, tutto quel poteva fare, la scienza l’ha fatto!”. Ecco. Davanti alle crisi grandi crisi politiche, l’Europa uguale» ( https://www.ilfoglio.it/…/le-crisi-e-l-europa-come-l…/).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.