Segnaliamo l’intervista rilasciata a Rivista Studio, in cui il costituzionalista Francesco Clementi ha parlato del “tema caldo” di questi giorni: la riforma della legge elettorale.
Si sapeva che la minoranza dem avrebbe provato a bloccare tutto con gli emendamenti e questo avrebbe portato come conseguenza il voto di fiducia. Personalmente rimango ancorato a quello che ha ribadito Napolitano l’altro giorno: questo parlamento sta in piedi solo se fa legge elettorale, riforma costituzionale e provvedimenti economici. Se una delle tre cose cade, cadono governo e legislatura. Punto». È il commento di Francesco Clementi, costituzionalista, uno di quelli che fu chiamato da Enrico Letta nel celebre comitato dei saggi che avrebbe dovuto partorire la nuova legge elettorale. Legge elettorale che era, in queste ore in molti paiono esserselo dimenticato, una condizione sine qua non della rielezione di Napolitano e della vita di questa legislatura. Studio ha raggiunto Clementi per parlare di questo, di Italicum, della guerra in corso contro Renzi e la sua legge elettorale.
Professor Clementi, partiamo subito dal tema della fiducia, per cui in queste ore si è addirittura scomodato il paragone col fascismo.
Era l’unica scelta possibile, non c’erano alternative, di fronte al rischio di dover ricominciare da capo, senza un colpevole fra l’altro. Perché il punto vero è che se il governo non avesse posto la fiducia, la non riuscita della legge elettorale alla fine la si sarebbe scaricata tutta su Renzi. L’unica via per il governo era quindi la fiducia. Ed è un errore grave contestarne la legittimità. Continua a leggere su Rivista Studio