LibertàEguale

L’ordine mondiale non c’è più, serve l’Europa federale

di Giovanni Cominelli

 

Le istituzioni costruite dalle Potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale per dare ordine al mondo stanno perdendo ruolo e funzione. L’ONU è paralizzata, la NATO è sottoposta a tensioni euro-atlantiche laceranti, la UE è stata esclusa dal tavolo, dove si decide di una guerra e di una pace, che la riguardano.

Esse sono consistono in convenzioni, apparati e sedi fisiche, in compromessi tra i loro architetti statuali, in intrecci di ideali sublimi e di brutali interessi, fondati su rapporti di forza contingenti.

Sono fiori sbocciati dai campi di battaglia europei ed asiatici, dove sono stati ridotti in polvere decine di milioni di esseri umani, militari e civili, dai cimiteri bianchi della Normandia, dalle steppe russe, dai deserti dell’Africa, dalle giungle asiatiche.

Nelle loro fondamenta sono stati incorporati macerie, dolore e sangue, spesso colpevole e spesso innocente, di milioni e milioni di esseri umani, da Londra ad Auschwitz, da Milano a Dresda, da Montecassino a Hiroshima.

Erano 51 i soci che sottoscrissero la Carta delle Nazioni Unite il 26 giugno 1945. Oggi gli Stati membri sono 193.

Il Trattato del Nord-Atlantico – NATO – fu firmato il 4 aprile 1949 a Washington da 12 Paesi. Oggi sono 32. Ultima per adesione la Svezia nel 2024.

L’Unione europea è nata come CECA – Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio – con il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951, formato da 6 paesi: Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi. Proseguì come CEE – Comunità economica europea – e come EURATOM – Comunità europea dell’energia atomica – con il Trattato di Roma, firmato dagli stessi Paesi il 25 marzo 1957.

Passando per il Serpente monetario europeo del 1972 e per il Sistema Monetario Europeo (SME) del 1979, basato sull’ECU (European Currency Unit), si arrivò al Single European Act – SEA – del 1986, firmato da 12 Paesi.

Ai 6 originari si erano aggiunti Portogallo, Spagna, Grecia, Regno Unito, Irlanda, Danimarca. Il SEA aprì la strada al Trattato di Maastricht, alla UE, all’EURO del 1992. Oggi i Paesi aderenti all’UE sono 27 su 47.

Queste istituzioni hanno tentato nel corso degli ultimi 80 anni di tenere il passo degli enormi mutamenti socio-economici, tecnologici, culturali e geopolitici. Occore prendere atto che la loro corsa è finita. Il trumpismo è più l’effetto che la causa.

Che cosa verrà dopo?

Una rapida gimkana lungo i secoli della storia ci fa approdare a questa semplice conclusione: che fino ad ora ogni nuovo ordine è nato dalla guerra e dopo la guerra, in cui ci sono vincitori e vinti, vivi e morti.

La guerra è un’istituzione della storia umana, è uno strumento politico “regolare” della storia umana, che decide non chi ha ragione o torto, ma chi vive e chi muore.  Così Russell.

Per secoli, re e signori uscivano a primavera dai palazzi, con un po’ di mercenari al seguito, e andavano alla conquista dei castelli dei vicini. Si vinceva, si perdeva. Qualche centinaio di morti in armi, migliaia di civili morti per fame, pestilenze, distruzioni. Così la guerra dei Trent’anni.

Poi arrivò la guerra di massa di Napoleone. Poi Solferino. Poi la guerra americana di secessione, la prima industrializzata. Poi due guerre mondiali. Centinaia di migliaia e poi milioni e milioni di morti. Oggi la guerra russo-ucraina sta arrivando al milione di morti. Ogni volta ne uscì “un ordine nuovo”.

Quello più duraturo fu dal 1815 al 1914, salvo il ’48 e le guerre locali di indipendenza. L’ultimo è durato di 77 anni.  Ma la regola è sempre la stessa. La enunciò lucidamente un giovane poeta, che Nerone costrinse a suicidarsi a 25 anni, Marco Anneo Lucano, nel suo Pharsalia – 60 d. C -, dedicato alla guerra civile tra Cesare e Pompeo. Parlando di Giulio Cesare, scrive: “Mensura juris vis erat”: “misura del diritto era la forza”.

Solo che dagli anni ’50, dall’ingresso nell’era atomica, l’uso della forza quale creatrice di un ordine nuovo è divenuto pericolosa per l’esistenza della civiltà umana. Le cannoniere oggi sparano ordigni nucleari.

L’ordine europeo del dopo-guerra era stato costruito rovesciando il principio di Giulio Cesare: il diritto è la misura della forza. Ciò fino al 24 febbraio 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina allo scopo di insediare un governo-fantoccio. Gli USA dei Democratici e la UE degli europei non hanno preso sul serio la piattaforma enunciata da Putin a Monaco già nel 2007.

Lo hanno lasciato fare: dal 1999 in Cecenia, poi in Georgia, poi nel Donbass, poi in Crimea, poi in Siria, poi in Ucraina. Così “lo sceriffo in città” è tornato alla forza. L’analogia che viene in mente è quella con Bismarck e le Conferenze di Berlino del 1878 e del 1884, dopo le guerre in Europa e nei Balcani e con la successiva spartizione dell’Africa. Durò fino al suicidio dell’Europa nel 1914.

Oggi, le grandi potenze – USA, Cina, India, Russia – e le potenze locali hanno in parte cambiato nome e gerarchia, ma il principio vorrebbe essere sempre lo stesso: chi è più grosso comanda di più.

La strada praticata da Trump, da Xi Jin-Ping e da Putin falsifica, en passant, la teoria dei nostri sovranisti domestici. Ha scritto Isaiah Berlin:” La libertà per i lupi ha spesso significato la morte per le pecore”.

Gli Stati sovrani europei e l’Unione europea appartengono ormai a questa mite specie di bovidi. Perché tutti gli Stati sono sovrani, ma alcuni sono più sovrani di altri. L’idea del “Fare l’Europa grande di nuovo” – il MEGA – scimmiottando il MAGA trumpiano – è autocontraddittoria. Il trumpismo è la campana a morto dei sovranisti europei. Il che, tuttavia, è una magra consolazione.

La via nazionale all’Unione europea è finita nel vicolo cieco. Questa UE non è riformabile. La clausola dell’unanimità sta funzionando come il Comma 22: “Per costruire la UE occorre il voto all’unanimità; ma il voto all’unanimità blocca la costruzione della UE”.

La causa di fondo è che i Francesi per primi e, al seguito, i Tedeschi hanno imposto la regola dell’unanimità, riservandosi così di paralizzare decisioni che avessero danneggiato i loro interessi nazionali. Del veto hanno fatto uso di volta in volta quasi tutti gli Stati, nel nome dei propri interessi sovrani. Ora la UE è fuori dai giochi, gli USA abbandonano il campo europeo.

Gli Stati sovrani europei non hanno più molto tempo davanti a loro. L’alternativa che si schiude è semplice: o federati o vassalli di una qualche grande potenza. Chi voglia sfuggire al cappio Trump-Putin si deve muovere ora per costruire gli Stati Uniti d’Europa.

Ciò implica la progettazione di un sistema istituzionale federale e di un sistema politico democratico che sia in grado di gestirlo. Non sarà per niente facile.  Chi vorrà fare il vassallo, sia accomodi liberamente.

Perché un nuovo ordine certamente deve arrivare: all’ombra del Diritto o della Forza? In definitiva dipenderà da una ripresa in carico dell’eredità spirituale europea da parte dei cittadini, degli  intellettuali, dei giornalisti, dei partiti, delle Chiese.

 

Articolo pubblicato su www.santalessandro.org il 18 febbraio 2025

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