di Umberto Minopoli
Le sale strapiene ed entusiaste di Renzi sono un fenomeno politico di cui qualche commentatore obiettivo, se ne è rimasto qualcuno, dovrebbe interrogarsi.
Sulle ragioni di questo fenomeno: spontaneo, volontario, entusiasta, diffuso, dal nord, al Sud e al centro, senza differenze di partecipazione e senza cenni di attenuazione.
Io rifletterei, fossi un commentatore, anzitutto su una domanda: a chi sta portando giovamento questa straordinaria mobilitazione di affetto per Renzi? Oggettivamente: al Pd. Sembra un paradosso ma la folla entusiasta delle sue sale unite ai discorsi di Renzi, carichi di denuncia dei populisti, della cialtroneria di 5 Stelle e Lega e, insieme di tesi per il futuro (“Un’altra strada”) è un formidabile, unico, potente, imprevisto spot per il Pd.
Ve ne siete accorti? Ci avete riflettuto?
Senza nemmeno nominare il Pd e senza bolsa propaganda, Renzi, da solo, sta portando acqua (e tanta) al mulino del Pd. Quella folla entusiasta nelle urne vota Pd, sono il suo popolo, iscritti ed elettori. E Renzi è l’unico che sta dando ad essi motivi di identità (una lotta “culturale”, senza quartiere al populismo), di passione e di entusiasmo.
Mi verrebbe da chiedere: Zingaretti, Gentiloni, Franceschini, Orlando, quelli del “derenzizziamo il Pd “, quelli dell’autocritica per il partito di Renzi, quelli dello “scusiamoci dei governi del Pd”, cosa stanno facendo per il Pd? Dove stanno? Vi accorgete che solo Renzi sta raccogliendo folle che si indignano contro i populisti e nelle urne votano il Pd?
Capisco l’imbarazzo dei commentatori e dei dirigenti del Pd. Loro dovrebbero rivedere tutto il ciarpame di tesi false e illusorie che hanno sparso (dal referendum del 4 dicembre 2016 alla sconfitta elettorale del 4 marzo 2018):
– che Renzi fosse ormai il problema del Pd (è la sua risorsa);
– che Renzi fosse la sola causa della sconfitta elettorale ( ce n’erano cento altre, invece);
– che il programma riformista di Renzi fosse stato la ragione della sua rottura col paese.
Era l’opposto: il 40% al referendum (da solo contro tutti) erano un segnale di consenso popolare insperato. E oggi quelle riforme non fatte le dobbiamo rimpiangere. Ecco il “fenomeno Renzi”. Invece di sfogliare la margherita sulle recondite intenzioni di Renzi (se ne va? resta? fa un suo partito? fa la sua corrente? e bla bla bla) prendete atto: Renzi è oggi il principale fattore di vitalità del Pd. E quello che, quasi e da solo, contribuisce a tenerlo in piedi e a competere. Renzi resta il leader naturale (quelli che lo sono pure senza i galloni) del Pd.
Per il loro stesso bene i dirigenti del Pd dovrebbero riconoscerlo.
Piaccia o no liquidare Renzi è liquidare il Pd. Ripensateci. Ve lo ricorderemo anche nelle urne, alle Primarie.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.