di Umberto Minopoli
Che ne direste, compagni che dirigete il Pd, di precisare e concretizzare l’oggetto della manifestazione del 30 settembre? Era stata pensata in epoca diversa e rifletteva una giusta preoccupazione: quella del bullismo di Salvini, delle sue politiche di odio e, in seguito a tali politiche, dell’isolamento internazionale dell’Italia. Forse, tra i propositi della manifestazione, c’era anche la speranza, concentrando il fuoco su Salvini, di allargare il contrasto con la cosiddetta “sinistra” del M5S e, così, allargare le crepe nella maggioranza. Proposito, purtroppo, velleitario, illusorio e infantile. Ma questo è un altro discorso.
Il M5S e la Legge di Bilancio
La cosa importante, invece, è un’altra: il tempo che è passato dall’ideazione della manifestazione ha cambiato qualche termine della situazione e del quadro politico. E ha fatto emergere delle urgenze che andrebbero valutate, soppesate e considerate. Non è venuto meno il pericolo Salvini. Per niente.
Diciamo che si è ingigantito e, ormai troneggia, il pericolo 5 Stelle. E, in esso purtroppo, fa la sua figura la paternità (su tale pericolo) proprio di quella “sinistra dei 5 Stelle” che, ormai da tempo, illude, lusinga, seduce disegni e progetti di una parte importante del Pd.
Che cosa è successo di nuovo? Che è balzata, al centro dell’agenda politica, la legge di Bilancio: il cuore della politica pubblica, il documento fondamentale di governo, il contenitore di scelte che hanno un impatto, decisivo ed immediato, sulle prospettive del paese, la stabilità economica, il rapporto con i partners e le condizioni di milioni di cittadini. E cosa va emergendo? Che sulla legge di Bilancio i sogni svaniscono: Salvini farfuglia e arranca imbarazzato ma il M5S fa il dominus.
E si precisa una natura del governo che molti, nella generosa illusione di vedere contraddizioni propulsive tra Lega e 5 Stelle, anche tra noi hanno sottaciuto: il pericolo, specifico e localizzato, dei grillini è uguale, se non superiore, a quello rappresentato da Salvini. Perché “forse superiore”? Perché la politica economica, la legge di Bilancio, le politiche della crescita e degli investimenti sono, in una gara mortificante di insipienza e pericolosità tra i due partiti di governo (lo ammetto) sarebbero, leggermente”, si fa per dire, più importanti e dirompenti del bullismo di Salvini.
Ma tralasciamo le classifiche tra loro e veniamo alla sostanza: oggi il pericolo del M5S è quello vivo, attuale e concreto. Siamo arrivati al nodo vero della situazione economica: le rivendicazioni, le promesse elettorali (trattate come cambiali da pagare ad ogni costo), le richieste dei 5 Stelle sono la mina che può farci deflagrare.
La politica dell’intimidazione
Il reddito di cittadinanza è incompatibile con ogni ragionevole equilibrio della Legge di bilancio. E la pretesa di imporlo al ministro Tria ci conduce alla esplosione di ogni ragionevole prospettiva di stabilità. Coniugato con le follie di decrescita (revisione e fermo degli investimenti, delle infrastrutture e delle opere pubbliche) e con il tentativo demente di “trovare” i soldi per finanziare il sussidio saccheggiando e prosciugando le risorse previste per trattare la “ povertà’ “ in modo più razionale del reddito e delle pensioni di cittadinanza (80 euro, Rei, Naspi, ammortizzatori sociali ecc), fanno dei 5 Stelle un ordigno esplosivo per l’economia del paese. E, tralasciamo pure, la attiva creazione di disoccupazione attuata col “decreto dignità”.
Ma a tutto questo, alla concreta minaccia economica per i cittadini comuni (spread, decrescita, disoccupazione) rappresentata dalla politica del M5S (che, per la verità, Cgil e sinistra Pd potevano evincere anche prima della Legge di Bilancio) si aggiunge oggi un fatto enorme: l’assalto, per finanziare promesse elettorali impossibili, al cuore dello Stato, alle funzioni indipendenti, di garanzia e autonome, dei dirigenti e dei funzionari pubblici. Neppure il fascismo arrivò a minacciare la Ragioneria dello Stato.
E’ allarmante come un gruppo politico, in nome del 30% dei voti ricevuti, si ritenga in diritto di intimidire, minacciare, richiamare al servilismo politico gli impiegati pubblici, i funzionari della comunità europea, i capi di aziende private, giornali. In nome dei voti ricevuti. Se non è dispotismo autoritario questo… E tutto per la pretesa di imporre promesse elettorali impossibili da tradurre in provvedimenti di legge. Pena il default dell’economia.
Basta illusioni
A memoria: non rinvengo, se non nei momenti più bui della storia della Nazione, qualcosa di analogo al pericolo che il gruppo dirigente dei 5 Stelle rappresenta. E, ahimè, non limitato a Di Maio. La “sinistra dei 5 Stelle” che ha il suo leader nel presidente Fico, è il vero portabandiera delle dissennate e irrealizzabili politiche “sociali” dei 5 Stelle. Smettiamola di spargere illusioni. Chiedo a Martina (e alla Direzione del Pd) non sarebbe il caso di aggiornare l’odg della manifestazione del 30 settembre: aggiungere al rifiuto dell’odio (Salvini) il rifiuto del fallimento economico, della decrescita e del pericolo autoritario (Di Maio)? E di attualizzarne gli obiettivi: chiedere le dimissioni di Casalino e le scuse pubbliche dei 5 Stelle allo Stato?
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.