LibertàEguale

Manovra gialloverde: il dovere di non essere vili

di Dario Parrini

 

Amici miei mi troverete petulante ma NON POSSO TACERE e corro quindi deliberatamente il rischio della ripetitività, scusandomi in anticipo del fastidio che vi reco, e chiedendovi la pazienza di leggere anche questo post, anche se è lungo, anche se capisco che è domenica e il Natale si avvicina, c’è voglia di staccare, di non pensare a nulla, o comunque di pensare a cose diverse dalla politica: a trascorrere qualche giorno o qualche ora di intimità, di serenità e di gioia con i propri figli, con la propria famiglia, con le persone che più ci sono care. Non posso però tacere, dicevo. Non sarei onesto e in pace con me stesso se stessi zitto.

 

Devo ancora una volta mettere a fuoco tre concetti basilari.

 

Un disastro per famiglie e imprese

1. La manovra economica gialloverde è un disastro per famiglie e imprese, non fa nulla per la crescita malgrado ci troviamo sull’orlo della recessione: contiene più tasse, tagli al volontariato alle pensioni e agli investimenti, condoni e misure clientelari e di puro assistenzialismo elettoralistico. ATTENZIONE quando diciamo che è stata scritta sotto dettatura di Bruxelles. L’UE ha imposto allo sciagurato governo italiano una retromarcia sui saldi finali, cioè di fare meno debiti, al giusto fine di evitare la procedura di infrazione, ma non ha imposto alcunché in termini di composizione del pacchetto. Quella resta scadente e deleteria ed è interamente una responsabilità pentaleghista.

 

Un attacco senza precedenti alle istituzioni rappresentative

2. NON È VERO che si sono già viste in passato le violazioni dei diritti del Parlamento registrate negli ultimi giorni in Senato: l’attacco al metodo democratico e alla dignità delle istituzioni rappresentative sferrato dalla maggioranza è REALMENTE E DIMOSTRABILMENTE SENZA PRECEDENTI NELLA STORIA REPUBBLICANA. E la Presidente Casellati, che aveva il potere di impedire questo scempio, si è macchiata della grossa colpa di non averlo impedito. Mentre sui parlamentari della maggioranza, ridotti a marionette schiacciatasti, si può stendere un velo pietoso. Altro che uno vale uno. Uno o due hanno deciso per duecento.

 

No all’indifferenza

3. Non sono un illuso, sento in giro tanta indifferenza per quello che è accaduto “nel Palazzo”. Vuoi perché il menefreghismo dilaga. Vuoi perché trent’anni di denigrazione antipolitica del Parlamento hanno lasciato un segno nel pensiero collettivo. Detto questo, anche se la lotta in difesa della democrazia parlamentare, chiaramente minacciata da un pericolo plebiscitario e peronista, è una lotta in grado oggi di coinvolgere solo delle minoranze, sarebbe VILE non portarla avanti, non illustrarne le ragioni e la necessità. È UNA LOTTA DI MINORANZA, FORSE LARGAMENTE INCOMPRESA, MA È PARIMENTI UNA LOTTA DOVEROSA. Io, da questa lotta, non intendo defilarmi.

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