LibertàEguale

Manovra: operazione ‘Fuori dall’Europa’

A burned EU flag hangs on the barriers protecting the Greek parliament in Athens on May 1, 2013. Greece's two main unions called a general strike against prolonged austerity on May 1, with protests by unions, students and workers. AFP PHOTO/ LOUISA GOULIAMAKI (Photo credit should read LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images)

di Carlo Fusaro

 

Anche a me non importa molto del famoso zerovirgola in più o in meno. Ma le scelte del governo populista M5S/Lega – coerenti con gli annunci, a smentita degli ottimisti a tutti i costi (vedrete, alla fine si comporteranno bene), significano il trionfo della linea SS: Salvini – Savona (ovvero ‘Fuori dall’Europa’) dannosamente integrata dai grillini.

In pillole:

(1)

deficit al 2.4-2.5 significa, ben che vada, un deficit reale a consuntivo intorno al 3% (scarti del genere ci sono sempre stati);

(2)

questo deficit è preannunciato per tre anni; anche l’avanzo primario, fin qui virtuosamente assicurato dai governi precedenti (in parte perfino da Berlusconi-Tremonti), finirà rimangiato; e il debito pubblico schizzerà in misura difficile da determinare (dipende anche dalla crescita del PIL: ma questa appare sempre più incerta, tanto più con queste trovate); mi pare difficile non superare la soglia del 140-150% a fine legislatura, se continuerà così;

 

(3)

si tratta per di più di un deficit che – al di là di tutte le chiacchiere – è un deficit di spesa corrente purissima: pensioni e trasferimenti alle famiglie c.d. reddito di cittadinanza); passino anche le misure contro la povertà, 400.000 pensioni anticipate di botto sono un colpo al futuro e un’altra palla al piede dei nostri figli; in una parola: il governo SS + Di Maio si fa bello distribuendo quattrini che NON ci sono e che i nostri figli dovranno pagare; e anche noi con i rischi di cui vado a dire;

(4)

vedremo le reazioni dei c.d. mercati; facile prevedere che lo spread salirà e il costo del debito (cresciuto nel montante!) aumenterà ulteriormente;

(5)

non so se questo innescherà la spirale di un default, certo ci mette in rotta di collisione con l’UE (altro che immigrazione); non vedo come possa essere evitata una procedura d’infrazione (stiamo clamorosamente tradendo gli impegni LIBERAMENTE assunti); probabile che il governo M5S/Lega conti sul periodo pre-elettorale (voto maggio 2019) e che anzi speri in un bello scontro con una Commissione a fine mandato sul quale fare la campagna elettorale per proprio conto e per conto degli altri sovranisti compari suoi (può darsi – flebile speranza – abbiano fatto male i loro conti: se i nostri concittadini si svegliano);

(6)

immaginiamoci le sacrosante reazioni dei paesi amici: sia gli amici veri sia gli amici con interessi radicalmente diversi (quelli che non pigliano un rifugiato manco a morire): il vero che è che fra sovranismo d’accatto anti-immigrati, rimessa in discussione della TAV e di tutti gli investimenti infrastrutturali seri, continue risse con la Francia, Germania etc., e ora -soprattutto – la sfida sul fiscal compact il governo SS/DiMaio sta realizzando il progetto Savona di uscita da Euro/Ue come conseguenza inevitabile di uno scontro voluto e provocato consapevolmente a parole e nei fatti in barba alla Costituzione e a chi cerca di garantirla. Senza neanche un referendum trasparente e chiarificatore (del resto allo stato, illegittimo);

(7)

si confermano così le previsioni più logiche (e purtroppo fosche), al di là degli ottimismi di maniera di chi proprio vuol far finta di non vedere. L’Italia sembra quell’autobotte della tangenziale di Bologna che prosegue la sua corsa senza un cenno di frenata. Il guaio è che scendere non sarà facile, per nessuno.

 

P.S. Dopo Conte, Tria. A riprova che i “tecnici” non contano nulla senza chi li sostenga politicamente.

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