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Matematica e scienze: studenti italiani in fondo alla classifica dei paesi ricchi

di Giovanni Cominelli

Mercoledì 9 dicembre, in contemporanea con la presentazione internazionale del Rapporto TIMMS 2019, ha avuto luogo la presentazione italiana via Web, a cura dell’Invalsi.

La sigla sta per The Trends in International Mathematics and Science Study, articolazione, a sua volta, della IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement),  indica un’organizzazione internazionale che conducono studi comparativi sull’istruzione in tutto il mondo, al fine di fornire agli educatori, ai responsabili politici e ai genitori informazioni approfondite sui rendimenti degli studenti. Nelle indagini TIMMS  sono attualmente coinvolti 64 Paesi, tra cui l’Italia, fin dal 1995. Si tratta di indagini a periodicità quadriennale sulle competenze di Matematica e delle Scienze. In questo Settimo rapporto, l’indagine ha riguardato il 4° e l’8° grado della scolarizzazione, che in Italia significa la Quarta elementare e la Terza media. Le indagini si propongono di misurare l’efficacia dei sistemi educativi nel contesto globale, identificano i gap eventuali di risorse e di opportunità, mettono in evidenze i punti deboli dei sistemi educativi e gli effetti delle nuove iniziative di riforma dei curricula.
L’indagine campionaria in Italia ha coinvolto 162 scuole primarie e 158 secondarie.

Che cosa emerge dal quadro comparativo complessivo?

I Paesi dell’Asia orientale svettano nelle prime posizioni. Nella Matematica di grado 8° di scolarizzazione, Singapore arriva a 616 punti, Taipei a 612, la Corea a 607, il Giappone a 594, Hong Kong a 578.  Appena sotto di loro la Russia, tradizionalmente “matematica” e poi i Paesi Nordici. E l’Italia? arriva a 497 punti. La media internazionale è  di 500 punti. Che  è raggiunta dall’Italia in Scienze, sempre al grado 8. Ma Singapore si trova a 608, la Corea a 561, la Russia a 543… La Russia resiste, mentre i Paesi nordici, si pensi alla Finlandia, che hanno scalato per anni i primi posti dei Rapporti OCSE-PISA, stanno perdendo posizioni. Anche i Paesi arabi produttori di petrolio stanno accedendo alle parti alte della classifica, nella consapevolezza che il petrolio finirà, prima o poi.

I Paesi latino-mediterranei si sistemano, soprattutto in matematica, nella parte bassa della classifica dei paesi ricchi, donde lo choc in Francia. L’Italia sta sul fondo. Le cifre relative al nostro Paese segnalano un miglior livello della performance della primaria rispetto alla secondaria.

Le articolazioni interne fra le macro-aree del Paese sono sempre le stesse da anni.

Così, in 4° primaria il punteggio è 521 nel Nord  Ovest e 524 nel Nord Est; 521 nel Centro, 503 nel Sud e 498 nel Sud Isole. Nei livelli scolastici successivi, le distanze si allungano e mezza Italia va sotto il 500.

Rispetto alle ultime indagini TIMSS,  nel 4° grado si registra un miglioramento in Matematica, soprattutto per l’apporto delle ragazze, mentre in Scienze la tendenza è a diminuire; in 8° grado i risultati sono sostanzialmente costanti.

Tuttavia, il punteggio medio degli i studenti italiani, pur indicando un leggero miglioramento nel confronto internazionale, nasconde in realtà differenze interne alla popolazione: mentre le due macro-aree del Nord e il Centro riportano punteggi che non differiscono in modo significativo dalla media dell’Italia nel suo complesso, il Sud e Sud Isole registrano un punteggio più basso e significativamente inferiore alla media dell’Italia, con un valore, rispettivamente, di 503 e di 498 punti, sebbene queste differenze si stano attenuando nel tempo.

Lo studio evidenzia che le differenze di rendimento degli alunni italiani dovute allo status socio economico e culturale sono già presenti in 4a elementare e tendono ad aumentare in 3a media. E che, dalla 4a. elementare alla 3a. media, raddoppia la percentuale di studenti a cui non piace la matematica. Il punto debole dei nostri studenti riguarda il dominio-conoscenza, cioè quelle operazioni che fanno riferimento al ricordo, riconoscimento e recupero, ma anche alla capacità di classificare e misurare.

Che dire dell’Italia e che cosa dell’Asia orientale?

Quanto all’Italia, la Ministra Lucia Azzolina, di fronte alla non brillante posizione del nostro Paese e, al suo interno, del Sud, ha per l’ennesima volta esaltato le eccellenze intellettuali italiane. Innegabili, si intende, ma che emergono dai livelli bassi di una disperante segregazione scolastica e sociale del Meridione. Molta classe politica dirigente meridionale si bea delle eccellenze e si rassegna al sottosviluppo cronico. Si tratta di una rassegnazione nitidamente classista.

Quanto all’Asia orientale, questi Paesi hanno una tradizione millenaria di autorità familiare e comunitaria, che, misurata con gli standard occidentali-europei, diventa oppressione autoritaria e spesso costrizione educativa. La tradizione confuciana è stata, d’altronde, funzionale al successo dello sforzo titanico di alcuni Paesi a capitalismo politico – quale la Cina – di realizzare in pochi decenni quell’accumulazione originaria che Marx ha descritto, parlando dell’Inghilterra, e che ha richiesto il tempo di un secolo e mezzo, a partire dal ‘600. Più si restringono i tempi dell’accumulazione e più violenta diventa la compressione della società. E’ la storia dell’Unione sovietica, della Cina, del Vietnam, della Corea del Nord e di alcuni Paesi a socialismo arabo.
Andreas Schleicher, responsabile della divisione e coordinatore del programma OCSE per la valutazione internazionale degli studenti e del programma Indicatori dei sistemi educativi dell’OCSE, nel suo recente libro Una scuola di prima classe, attribuisce il successo formativo degli asiatici proprio al “lavoro duro”. Soprattutto l’apprendimento della matematica richiede sforzo nello studio, impegno, concentrazione, sacrificio di vie più facili.

C’è una lezione da trarre per i nostri Paesi ricchi e sazi?

Se rifiutano giustamente la strada della social compulsion –  con gli annessi della ripetizione mnemonica ossessiva e della costrizione fisica – e se preferiscono la individual suasion, beh! allora non possono limitarsi a pensare che basti esporre al sole della matematica e delle scienze i nostri giovani virgulti, perché assorbano automaticamente il sapere matematico e scientifico. Occorre un ambiente adulto civile, culturale, mass-mediatico e educativo favorevole al sapere, alle competenze, orientato allo sviluppo umano, civile, economico, consapevole del destino dell’Italia e dell’Europa. Insomma, occorre una social education. E, si intende, una severa e rigorosa certificazione delle conoscenze/competenze acquisite. Gli insegnanti e la scuola non bastano da soli. I ragazzi devono respirare uno spirito di destino comune. Sennò, perché dovrebbero studiare le faticose discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics)? Anzi, perché studiare?

 

(Pubblicato da santalessandro.org, sabato 12 dicembre 2020)

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