di Ranieri Bizzarri
Ci sono forse molteplici chiavi di lettura riguardo alla scelta del Presidente Sergio Mattarella di convocare il Prof. Mario Draghi al Quirinale per affidargli il gravoso compito di formare un governo. Come ben sottolineato da Carlo Fusaro su queste stesse pagine, le ragioni migliori le dà proprio il Presidente Mattarella nel suo discorso, e possono essere riassumibili nella parola “responsabilità” di fronte a quella che, sempre su queste pagine, Stefano Ceccanti, definisce come il fallimento del “motore della politica che raccorda maggioranza e Governo”, in un grave contesto sanitario, sociale ed economico.
Tuttavia, credo che sia molto importante ricordare un fatto, con valenza pre-politica. Il Presidente Mattarella, nato nel 1941, è un uomo formatosi completamente nel XX secolo. Non voglio qui fare una deprecabile comparazione tra ere diverse: tutt’altro; oppure richiamarmi sterilmente ad un passato perduto: non è nel mio stile. Vorrei solo sottolineare come il XX secolo sia stata una straordinaria palestra generazionale, in cui – come non mai prima – la fiducia nelle possibilità dell’uomo e nella sua responsabilità sociale ha fatto i conti, vincendo la sfida, con le tendenze distruttive da sempre latenti nella società. Non tutto è stato perfetto, certo: ma come mia madre si ricordava i carri armati americani che sfilavano festosi per le vie della città nel 1944, noi leggermente più giovani ricordiamo quella sera del 1989 in cui il muro di Berlino ha cessato di essere un simbolo di crudeltà e divisione.
John Fitzgerald Kennedy, nel suo discorso di insediamento nel 1961, definiva il ruolo speciale dell’uomo novecentesco molto meglio di qualunque trattato filosofico: “Nella lunga storia del mondo, solo a poche generazioni è stato concesso il ruolo di difendere la libertà nell’ora del massimo pericolo. Non mi sottraggo a questa responsabilità: le do il benvenuto. Non credo che nessuno di noi scambierebbe il suo posto con quello di qualsiasi altro popolo o di qualsiasi altra generazione.” E l’eco di queste parole si ritrova nella voce di un altro uomo del XX secolo che pochi giorni fa si è assunto il compito straordinario di lenire le ferite e le divisioni degli Stati Uniti, Joe Biden: “Andremo avanti con la rapidità richiesta dall’urgenza, perché abbiamo molto da fare in questo inverno di pericolo mortale ma anche di possibilità”.
L’etica della responsabilità, quella che accomunava Weber e Camus, Adenauer e De Gasperi, Churchill e JFK. Ecco il lascito del ‘900. Quando vedo i miei figli, di cui proprio ieri uno compiva 11 anni, bonariamente invidio loro gli anni futuri; me li figuro pieni di scoperte bellissime, e popolati da ragazzi generosi come tutti quelli che -in piena pandemia- hanno sacrificato parte del loro tempo per aiutare gli altri. E penso che il ‘900 abbia ancora dei regali e degli insegnamenti in serbo per tutti loro, come ha dimostrato ieri il Presidente Sergio Mattarella.