LibertàEguale

Merito o bisogno?

di Rosaria Caltabiano

Appresa la notizia, i miei ricordi di formazione politica mi hanno riportano a un articolo di Claudio Martelli del 2009 “Per un’alleanza riformista tra il merito e il bisogno”. E quindi mi sono chiesta: si tratta di merito o di bisogno tradurre, capire, decodificare la votazione con la quale, qualche giorno fa, il Parlamento della Regione Sicilia ha aumentato il compenso dell’attuale portavoce del Governatore da 60 mila a 160mila euro annui lordi? Un aumento di alto merito evidentemente, se l’aumento è di ben 100mila euro annui.

Al momento, sul portale della Regione, risulta solo una consulenza professionale affidata alla portavoce Michela Giuffrida, pagata tramite la partecipata Irfis, per un compenso mensile di 6500 euro lordi. Già a gennaio scorso, quando il governatore aveva scelto Giuffrida, qualcuno all’interno del Pd, aveva storto il naso. Volto noto dell’informazione siciliana, Giuffrida inizia la sua attività politica col PD e alle europee 2014 conquista 92mila preferenze, vola a Bruxelles e ci resta cinque anni. Nel 2019 si ricandida ma senza successo. In luglio 2020, alla presenza del precedente segretario PD, è stata eletta nell’assemblea regionale del Pd siciliano, durante il congresso di Morgantina, in provincia di Enna.

Un impegno che non ha lasciato persino dopo la nomina a portavoce. D’altra parte, va detto, non esiste alcuna incompatibilità: in Sicilia, come altrove, si può tranquillamente essere eletti nel massimo organo del principale partito di centrosinistra, e poi essere anche la portavoce del leader politico di centrodestra. Al quale – è il caso di ricordarlo – il Pd in Regione Sicilia, fa opposizione.

In Lombardia il direttore dell’area stampa guadagna 110mila euro annui lordi, 115mila euro vanno al portavoce del Lazio, 150 mila euro al capo ufficio stampa della Campania, e 160 mila al portavoce della Veneto. Solo il Piemonte, tra le grandi regioni, versa 62 mila euro al suo portavoce. Sarà per non restare nelle retrovie che anche la Sicilia ha deciso di adeguarsi.

La grande “furbata” da azzeccagarbugli è consistita nel sostituire le parole «da quello» fino ad «assessori regionali» con «al limite di cui al secondo periodo del comma 3 dell’articolo 13» di una legge regionale dell’11 giugno 2014.

Bisogna avere una notevole dimestichezza con il burocratese e le gazzette ufficiali della Regione Sicilia per provare a tradurre il testo di un disegno di legge che ora ha scatenato grosse polemiche all’Assemblea regionale siciliana. Al centro del dibattito è finito l’articolo 147 dal titolo «trattamento economico del portavoce».

Ho provato a leggere la proposta di legge di stabilità: non sono stata capace di individuare l’articolo, ma 26 deputati lo hanno capito. Peccato che 27 contro 26 abbiano votato favorevolmente. E siccome di tratta della L.150/2000, che conosco per mestiere, mi sono riletta l’articolo di riferimento:

Art. 7:

1. L’organo di vertice dell’amministrazione pubblica può essere coadiuvato da un portavoce, anche esterno all’amministrazione, con compiti di diretta collaborazione ai fini dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione. Il portavoce, incaricato dal medesimo organo, non può, per tutta la durata del relativo incarico, esercitare attività nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche.

2. Al portavoce è attribuita una indennità determinata dall’organo di vertice nei limiti delle risorse disponibili appositamente iscritte in bilancio da ciascuna amministrazione per le medesime finalità.

Ma tutto in ordine: la portavoce ha una corretta laurea in scienze della comunicazione, pare non faccia altri lavori e pare anche che lo stipendio non lo pagherà la Regione, ma l’Irfis-FinSicilia S.p.A., intermediario finanziario, iscritto al TUB ex art 106, con socio unico la Regione Sicilia e sottoposto alla vigilanza della Banca d’Italia. E allora mi chiedo: si tratta di merito o di bisogno?

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