di Stefano Ceccanti
Presidente, si dà il caso che io sia nato e cresciuto in una delle periferie che viene più danneggiata da questo decreto: il quartiere San Marco-San Giusto della città di Pisa, che è il quartiere dell’aeroporto internazionale “Galileo Galilei”.
Il bando periferie
La città di Pisa doveva avere, sulla base del bando periferie, 43 milioni; erano previsti interventi in tre quartieri: edilizia popolare, sicurezza idraulica, rifacimento urbanistico, integrazione sociale della zona della stazione, il progetto che si chiama “Binario 14”, l’ultimo binario della stazione che si affaccia su Via Quarantola, la zona che va verso l’aeroporto.
E siccome la democrazia italiana è una cosa articolata, bella, proprio in questo momento un’altra assemblea elettiva, il consiglio comunale di Pisa, è riunito: è riunito appositamente per votare delle mozioni che intervengono su questo taglio al Piano periferie. Io penso che dobbiamo rispettare, prendere sul serio: alcune assemblee elettive comunali sono già intervenute, hanno chiesto il ripristino di questi fondi, che si basano su un principio di leale affidamento, di leale cooperazione tra i livelli di governo, che nessuno dovrebbe mai mettere in discussione in questo modo.
Lo diceva bene prima il collega Rizzo Nervo: in Parlamento si discute di atti, di testi, non di semplici dichiarazioni. Ora noi abbiamo ascoltato ieri il Viceministro Garavaglia, persona equilibrata e documentata, che però ci è venuto a dire che il testo andava bene così, che non c’erano problemi. Il Presidente Conte fa delle dichiarazioni dopo gli interventi; ma domani il Viceministro Garavaglia verrà a confermarci quello che ha detto in Commissione, o a nome del Governo cambierà posizione con un nuovo emendamento sulla base delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte?
Il governo che smentisce se stesso
Noi lo vogliamo vedere il Viceministro Garavaglia che smentisce se stesso, saremo contenti di vederlo; ma saremo contenti soprattutto di vedere il testo del possibile emendamento del Governo, perché il Governo ha il diritto di emendare: può cambiare posizione non con generici proclami per il futuro, ma con testi. Finché il testo non cambia, noi saremo qui e continueremo a chiedere il cambiamento di questo testo. Quindi, in solidarietà con la parte di opinione pubblica che ha protestato, con le assemblee elettive comunali che hanno una dignità non inferiore alla nostra, anche se noi siamo il Parlamento della Repubblica, insistiamo su questo necessario cambio. Questo era il primo punto che volevo sottolineare.
Vaccini: grande confusione sotto il cielo
Il secondo punto è relativo a quello che voi avete combinato in relazione ai vaccini, perché in questi giorni inizia l’anno scolastico.
Che cosa abbiamo detto noi ai cittadini? Ai cittadini, alcuni anche maggiorenni che frequentano il nostro sistema scolastico, ma prevalentemente minorenni e ai loro genitori. Prima di questo intervento normativo, prima della forzatura inserita c’era un obbligo che subentrava e che chiudeva una fase transitoria; poi è stata prodotta una circolare, e si è voluto dire che questa circolare poteva derogare alla legge: un atto palesemente illegittimo. Per riparare all’illegittimità di questo atto si è poi cercato di prendere il testo della circolare e di trasformarla in norma primaria, con tutta una serie di confusioni, su cui in molti siamo intervenuti nel corso del dibatto, anche nel corso del dibattito sulle pregiudiziali; ha fatto bene anche il collega Sisto a sottolineare questa assurdità, che noi consentiamo ai cittadini di dire che al posto del foglio che già loro possiedono, se non vogliono ingannare la legge, dell’avvenuta vaccinazione, possono nascondere questo foglio e produrre un foglio di autocertificazione: una cosa palesemente insensata nella sua materialità!
Ecco, quindi noi abbiamo trasmesso nel corso di pochi giorni tre messaggi diversi agli utenti del sistema scolastico: prima l’obbligo, poi la possibilità di aggirare l’obbligo con una circolare che violava la legge, poi l’inserimento di questa possibilità di aggirare l’obbligo spostando i contenuti di una circolare in una norma di una legge di conversione di un decreto-legge.
Cosa avranno capito i cittadini che iniziano l’anno scolastico per sé o per i loro figli? Si inizia in un clima palesemente di incertezza, di confusione, e non c’è niente di peggio della confusione per creare nei cittadini un ulteriore discredito rispetto alle istituzioni parlamentari.
Le contraddizioni della maggioranza su decreti legge e voto di fiducia
Due conclusioni finali di sistema. Una è cosa rivela questa vicenda di questo decreto-legge, che si è rigonfiato, che è diventato sempre più eterogeneo, e che probabilmente voi chiuderete, come esito finale di questo percorso, per evitare problemi interni alla maggioranza nella votazione di emendamenti, magari per evitare qualche votazione segreta possibile in materia di diritti dei cittadini con un voto di fiducia.
Quando si è svolto il dibatto sulla riforma costituzionale si era insistito, al di là della concreta formulazione delle norme, sull’idea di uno scambio, una corsia preferenziale per i disegni di legge legati al programma di Governo, in cambio di limitazioni serie sui decreti-legge. Non avendo introdotto una corsia preferenziale ragionevole comunque congegnata su disegni di legge, quindi su norme non ancora entrate in vigore, a differenza dei decreti-legge, voi, che pure avete vinto la campagna referendaria sostenendo che di queste riforme non c’era nessun bisogno, avete riprodotto nel funzionamento di questi primi mesi, nei due atti fondamentali che si ricordano di inizio legislatura, il cosiddetto decreto-legge dignità e questo decreto “milleproroghe”, esattamente lo stesso meccanismo: la centralità dei decreti-legge e delle leggi di conversione nei meccanismi di produzione normativa, e poi anche il voto di fiducia.
Lo scippo alle periferie
E poi c’è l’altro elemento, il rapporto centro-periferia che era legato alla riforma del Titolo V: le periferie, l’intervento di scippo alle periferie si inseriscono a partire da due sentenze della Corte costituzionale sul conflitto centro-periferia che non è stato sanato; e quindi anche qui voi vi trovate a fare i conti con gli esiti paradossali del vostro successo.
Ungheria: che cosa voterà Conte in Europa?
Infine, che cosa dire in termini generali? E qui viene una riflessione con un’altra assemblea parlamentare che vota domani, il Parlamento di Strasburgo: voi sapete trovare nella eterogeneità interna alla vostra maggioranza elementi di coesione solo contro, solo contro altri, contro nemici esterni. Domani voi vi dividerete al Parlamento di Strasburgo su una votazione importante di rispetto dello Stato di diritto a proposito dell’Ungheria. Ma poi al Consiglio europeo ci sarà solo il Presidente del Consiglio Conte; e allora lui dovrà decidere se voterà pro o contro il Governo ungherese, se sceglierà l’una o l’altra componente della sua maggioranza, perché non sempre, come nel caso di questo decreto-legge, vi è consentito di trovare l’unità contro gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Intervento alla Camera sul Milleproroghe)
Vicepresidente di Libertà Eguale e Professore di diritto costituzionale comparato all’Università La Sapienza di Roma. È stato Senatore (dal 2008 al 2013) e poi Deputato (dal 2018 al 2022) del Partito Democratico. Già presidente nazionale della Fuci, si è occupato di forme di governo e libertà religiosa. Tra i suoi ultimi libri: “La transizione è (quasi) finita. Come risolvere nel 2016 i problemi aperti 70 anni prima” (2016). È il curatore del volume di John Courtney Murray, “Noi crediamo in queste verità. Riflessioni sul ‘principio americano'” , Morcelliana 2021.