di Andrea Romano
In tempo di Coronavirus, alla democrazia italiana serve subito un Parlamento che possa votare anche a distanza. Ve lo spiego con un esempio personale.
Da oggi sono in quarantena obbligatoria. Subito dopo la notizia della positività al Coronavirus di Edmondo Cirielli, la Camera dei Deputati mi ha comunicato la necessità di entrare in autoisolamento. Lo scorso mercoledì 4 marzo avevo partecipato ad una riunione del Comitato per la Comunicazione della Camera a cui era presente lo stesso Cirielli, e dunque fino a mercoledì 18 marzo non avrò contatti con nessuno, pur non avendo alcun sintomo influenzale. Com’è giusto che sia e come stanno facendo le centinaia di migliaia di altri italiani in quarantena obbligatoria.
Naturalmente per tutto questo periodo non potrò partecipare ad alcuna seduta della Camera dei Deputati. Il punto relativo all’opportunità o meno della possibilità di utilizzare il voto telematico è tutto qui. Non si tratta di immaginare una “diavoleria tecnologica” né di chiedere una misura di particolare tutela sanitaria per i parlamentari. Mai come adesso, le responsabilità e i rischi di ogni cittadino sono concretamente e quotidianamente sovrapponibili alle responsabilità e ai rischi di ogni parlamentare.
Il tema è piuttosto relativo alla capacità del Parlamento di esercitare la propria funzione di rappresentanza suprema della nazione in ogni circostanza, comprese quelle imposte dall’epidemia Coronavirus. Perché in questi giorni il Parlamento sta di fatto limitando la propria attività al minimo indispensabile, in un clima politico di sostanziale unanimità emergenziale.
Ma immaginiamo per un attimo che la prossima settimana quel clima venga infranto da una qualunque e seria minaccia alle nostre istituzioni, tale da richiedere alle Camere una discussione politica conflittuale con la possibilità di votazioni sul filo dei numeri. E immaginiamo, ancora per un attimo, che lo stato di quarantena obbligatoria venga imposto da domani a tutto il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia (lo stesso a cui appartiene Cirielli) o al gruppo della Lega (che nell’assegnazione dei posti in aula confina con quello di FdI).
Potrebbe considerarsi legittima una riunione della Camera dalla quale fossero forzatamente assenti le opposizioni? E in quel caso non ne verrebbe colpita al cuore la democrazia repubblicana, peraltro in momenti tanto drammatici per la nostra storia?
Ecco da dove deriva l’urgenza di approntare subito la possibilità del voto a distanza per i parlamentari: c’è assoluto bisogno di proteggere la funzionalità del Parlamento (e dunque la sua capacità di rappresentare la Nazione) dal criterio del tutto casuale con cui il Coronavirus sta colpendo o costringendo alla quarantena obbligatoria anche i componenti delle Camere.
Di fronte al rischio che al Parlamento venga sottratta in modo randomico rappresentatività e funzionalità, con conseguenze potenzialmente catastrofiche per la Repubblica, ogni altra considerazione deve essere messa in secondo piano. Le soluzioni tecniche ci sono e vengono già utilizzate da altre assemblee elettive. Usiamole anche noi, rapidamente.