di Danilo Di Matteo
Trovo decisivi i temi lucidamente affrontati da Giovanni Cominelli riguardo all’Italia repubblicana e alla crisi esistenziale dei partiti.
Trovo convincenti quasi tutti i passaggi, pur ritenendo essenziale un punto, condensato dalla celeberrima frase pronunciata da Giuliano Amato nel 1993: la (prima) Repubblica ha finito per ereditare il partito-Stato fascista, trasformando il singolare (il partito) in plurale (i partiti). È la tanto dibattuta questione della “lottizzazione” e dei pesanti tratti consociativi della prima Repubblica. E dunque: quel carattere chiuso, “privato”, oligarchico delle attuali forze politiche e la stessa deriva di quelle che un tempo erano correnti politico-culturali interne a esse sono a parer mio espressioni di una paradossale “partitocrazia senza partiti”. Come dire: il “bambino” (quasi) non c’è più; resta tuttavia l'”acqua sporca”.
Cominelli invoca, comprensibilmente, partiti aperti. Aperti alla società civile. Eppure, finora, i tentativi di rifondare i soggetti politici grazie a essa – da quelli di Leoluca Orlando e di Nando Dalla Chiesa al Pd, con il suo mito fondativo, per l’appunto, delle primarie, autodefinitosi “partito degli elettori”, piuttosto che degli iscritti – sono naufragati o non hanno conseguito i risultati sperati.
Che fare dinanzi a tale impasse? Credo che occorra un lavoro di lunga lena, tanto nei partiti e nella politica quanto nella società. Un lavoro culturale, nel senso più ampio e nobile del termine: un lavoro di elaborazione, di analisi, di dialogo, di messa a fuoco, volto a orientare, suggerire, raccogliere stimoli, sollecitare domande e provare ad abbozzare risposte, in maniera il più possibile circolare.
Psichiatra, psicoterapeuta e studioso di filosofia con la passione per la politica. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022), le raccolte poetiche Nescio. Non so (Helicon 2024) e Ombre dell’infinito, figure del Sublime. “Voce di silenzio sottile” (Helicon 2024). È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).